Galassia Freddi: allarme rosso della Cgil di Mantova: «Tre aziende sull’orlo del baratro»
MANTOVA. Gli stipendi che già dal prossimo mese rischiano di non arrivare, le consegne che si riducono di pari passo con la produzione, i posti a termine non garantiti: quello delle industrie della galassia Freddi «è lo scenario di un burrone». E a fronte di una mancanza di liquidità ormai tale da far temere «l’esplosione di una bomba sociale a breve», ecco «il non-piano industriale di Federica Freddi che è solo fumo negli occhi e porta la nostra preoccupazione oltre il livello di guardia». A lanciare l’allarme rosso per Mantua Surgelati, Industria Colori Freddi e Penitenti, la Cgil schiera in conferenza stampa, con il segretario generale Daniele Soffiati, tutte le categorie che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori delle tre aziende che fanno capo a vario titolo ai fratelli Federica e Franco Freddi. Vale a dire: il segretario della Flai Cgil Ivan Papazzoni, quelli generali di Filctem Cgil, Michele Orezzi e Filt Cgil, Enzo Garaboldi, la coordinatrice provinciale di Nidil Elena Turchi e il segretario Cgil con delega alla sicurezza Mauro Mantovanelli. Conferenza preceduta da un Sos a prefetto Iorio e presidente della Provincia Bottani per la convocazione urgente di un tavolo «per poi chiedere anche un’audizione in Regione».
Bocciato il piano di Federica Freddi
Non presentato neppure alla socia Francesca Freddi che si riserva di commentare «quando l’avrò ricevuto e avrò il nome dell’investitore e le sue referenze», la bocciatura della Cgil al piano di Federica è unanime e senza appello. Soffiati va dritto al punto: «Leggiamo di un fantomatico imprenditore italiano pronto a entrare, ma di chi si tratta? E in cosa consiste il suo ingresso? Quello presentato da Federica Freddi per la Mantua Surgelati non è convincente, è privo di garanzie e indicazioni concrete per il futuro dell’azienda e di centinaia di lavoratori e delle loro famiglie». Un piano che Orezzi definisce «fantasioso, che ha poco di industriale se non il tentativo di mettere ulteriore pressione verso l’altro pezzo della proprietà». Un «colpo di teatro – rincara Papazzoni – che è solo fumo negli occhi e ci delude. Non c’è contenuto e se non indichi le coperture finanziarie vuol dire che il piano industriale non c’è. Siamo stanchi di questi giochi che ci stanno portando nel baratro. Oltre al fatto che la modalità con cui è stato presentato è l’ennesimo tentativo di screditare il sindacato». La realtà è «che noi – aggiunge Garaboldi – non abbiamo bisogno di progetti fantasiosi ma che si eviti di ritrovarsi qui fra un mese a parlare di un disastro». Perché in queste ore «il futuro di quasi 600 lavoratori che è assolutamente più che mai incerto».
«Disastro vicino, non c’è più tempo»
Dalle interlocuzioni del sindacato di queste settimane con i dirigenti e la proprietà in tutte e tre le aziende della galassia «è emerso un problema di liquidità e una preoccupazione per il pagamento degli stipendi già del prossimo mese – spiega Soffiati – la bomba sociale che temevamo un mese fa è più che mai attuale». Per questo «abbiamo chiesto un incontro urgente al prefetto e siamo preoccupati anche per questioni di ordine sociale vista la tensione dei lavoratori». Anche Orezzi parla di «bomba sociale a cui sono attaccate tutte le tre aziende»: «Lo stallo ha finito di consumare la candela e il problema riguarda tutta la galassia Freddi – dice – ora siamo vicini a un punto di non ritorno e non c’è più tempo. Non abbiamo la percezione su dove il fulmine colpirà prima, ma l’esplosione è vicina. Si sta ripetendo quanto accaduto a fine 2019 in Corneliani con crisi di liquidità, cause tra soci e lavoratori che vista la situazione iniziano a guardarsi in giro, un vortice ad effetto domino».
Insomma «è un’emergenza tale – aggiunge Mantovanelli – che c’è bisogno che le istituzioni convochino le parti al più presto, serve un tavolo centrale visto che in quelli singoli le due parti ci chiedono di schierarci, ma la Cgil si schiera solo con i lavoratori e per la continuità produttiva».
Stipendi e posti a rischio
È Papazzoni a spiegare che «alla Mantua Surgelati non solo c’è il rischio che i lavoratori non percepiscano i prossimi stipendi, ma non sappiamo anche quanti saranno i prossimi stipendi». Lavoratori che «vedono ridursi clienti e commesse, segnali di un declino che è già a fine discesa, la questione è che la liquidità è legata ai fidi bancari indispensabili per pagare mensilità e materie prime». Garaboldi racconta poi dell’incontro di mercoledì con Federica Freddi e i vertici Penitenti (che trasporta merce quasi esclusivamente per Mantua Surgelati): «L’azienda ci ha detto che c’è un problema di liquidità perché l’instabilità societaria mette le banche in fibrillazione. Questa mensilità è arrivata, ma non è garantita quella successiva, i clienti chiedono prodotti ma esce il 50% in meno di quanto richiesto, prima uscivano 30 camion al giorno, oggi sono 15. Non sappiamo se potranno rispettare gli impegni economici ed è questione di giorni o settimane». E in tutto questo «i primi a rimetterci saranno come sempre i lavoratori somministrati – avverte Turchi – che in Mantua Surgelati sono circa 120. Di loro come della continuità occupazionale il piano di Federica Freddi non parla e noi chiediamo garanzie anche per questi lavoratori».