La Sbrisolona mantovana si presenta: va in scena il confronto
MANTOVA. Tra le autorità la Sbrisolina, in formato donna sandwich, la mascotte del Festival inaugurato sabato mattina in piazza Leon Battista Alberti col taglio del nastro tricolore. La rassegna ha lanciato il suo secondo giorno di eventi culturali e intrattenimenti tra un assaggio e l’altro. Il taglio del nastro è stato salutato da applausi. A battere la mani, l’assessore comunale Iacopo Rebecchi, l’organizzatore del festival Stefano Pelliciardi e i rappresentanti dei commercianti insieme a Edoardo Raspelli (giornalista, scrittore, sommo gastronomo e volto televisivo) e agli studenti di pasticceria e panificazione delle classi terza e quarta degli Istituti Santa Paola con la professoressa Clelia Gessi e il direttore Enrico Frugoni che indossava la parannanza (che, da etimologia, ripara innanzi, dagli schizzi delle padelle) e la consigliera regionale Alessandra Cappellari, anche lei col grembiule da cucina.
Non solo una festa di palato e papille gustative, ma anche di arte e scienza, come insegnava Pellegrino Artusi già nel 1891 col suo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, caposaldo dell’unità gastronomica nazionale.
“I Ristoranti di Raspelli” è stato il primo evento di ieri, al PalaVirgilio in piazza Alberti. Il critico gastronomico ha selezionato tre ristoranti tipici mantovani che hanno raccontato la loro storia e presentato il dolce più rappresentativo del loro menù. Il Grifone Bianco (in piazza Erbe, 55 anni di attività) ha portato la sbrisolona con lo zabaione tiepido. La cucina del Grifone Bianco è nelle sapienti mani di Cristina Piovani che, insieme ad altri squisiti piatti, mette in tavola tortelli di zucca, risotto alla pilota, luccio in salsa e stracotto d’asino.
Tano Martini del Ristorante Il Cigno (in piazza d’Arco) ha presentato le sue sbrisolone. Tano ha cominciato a lavorare quando aveva 17 anni insieme alla madre che lo ha iniziato ai segreti della cucina mantovana. Nel 1964 aprì in vicolo Leon d’Oro il ristorante La Torretta (uno dei suoi primi piatti fu il petto di cappone, fedele alla ricetta originale del 1662 del cuoco ducale Bartolomeo Stefani, al servizio dei Gonzaga) e nel 1969 Il Cigno, dove alla ricetta dello Stefani si accompagnano tortelli, agnolini, risotto e altre prelibatezze.
L’antica Trattoria Cento Rampini (in piazza Erbe) ha presentato il Dolce belga, fatto con panna, uova, zucchero e cioccolato. La trattoria è dal 1981 sotto la guida della famiglia Camatti: Alessandra cucina agnolini in brodo, tortelli zucca, risotto alla mantovana, insalata di cappone, luccio in salsa e altre bontà.
La sbrisolona è mantovana, ma non solo. Ce ne sono di extramuros. Al PalaVirgilio nel pomeriggio Raspelli ha premiato tre sbrisolone di altrettante pasticcerie: Salvotelli (di Baitoni, frazione di Bondone, in provincia di Trento), Lanfranchi di Cremona e Antoniazzi di Bagnolo San Vito, rappresentate da Marco Salvotelli, Alfredo Bertoli e Marco Antoniazzi. Infine, alla Rotonda di San Lorenzo, la Sbrisolona è salita sul banco degli imputati ed è stata processata.
Raspelli era il pubblico ministero, Stefano Scansani avvocato difensore, Isabella Saladino funzionaria del tribunale, Angelo Giovannini cancelliere e Giacomo Cecchin giudice. Le accuse: la sbrisolona è dura e rompe i denti, lo zucchero fa male eccetera. Escussi i testimoni, l’imputata è stata assolta e messa in libertà.