Royal exit: perché i Windsor hanno vinto la battaglia d’Inghilterra

La famiglia reale inglese ha accelerato l'uscita di Harry e Meghan. Che adesso potranno trasferirsi a Los Angeles e «lavorare» alle loro cause umanitarie. Parola di appassionato suddito britannico.

Cresciuto nell'ombra dalla morte di sua madre Lady Diana, il principe Harry ha sempre avuto un forte desiderio di andarsene lontano da oneri e doveri della famiglia reale, ma se non fosse stato spinto dalla moglie Meghan «Lady Macbeth» Markle, non l'avrebbe mai fatto. Ne sono sicuro. Il 35enne principe si pentirà della nuova vita lontano dalla patria e dai suoi amici, e sì, anche dalla sua famiglia e dal loro modo british e rigidamente aristocratico british di vivere. Una volta sognava di andarsene in Africa per fare la guida turistica. Cosa ci va a fare in Canada e America? Il portaborse di una moglie giga-ambiziosa?

La sinistra progressista globale vuole convincerci che Meghan, la cui madre è afroamericana, fosse costretta a lasciare la Gran Bretagna e la famiglia reale a causa del razzismo soprattutto dei media inglesi. Una fake news vergognosa che diffama sia loro che il popolo britannico, sostenuta - ci mancherebbe - anche dalla Bibbia dei progressisti, il New York Times. La verità è ben diversa: nessun giornale inglese ha mai scritto qualcosa di razzista nei confronti di Meghan. Anzi. Erano contenti che finalmente una persona come lei facesse parte della famiglia reale. Sì, ultimamente, sono stati molto critici verso Meghan (anche verso Harry) ma non per il colore della sua pelle, piuttosto per la sua ipocrisia, visto che da eco-fanatica stile Greta Thunberg predica meno viaggi per tutti salvo - of course - per se stessa: è sempre in volo e predilige i jet privati.

Persino Thomas Markle, il padre che lei rifiuta di sentire o vedere già da prima del matrimonio nel maggio 2018 con Harry (e che non ha mai incontrato), ha criticato a spada tratta figlia e genero in un'intervista rilasciata all'emittente inglese Channel 5. Stanno trasformando la famiglia reale - si è lamentato il 75enne genitore ripudiato - in «un Walmart con una corona». Certo, la decisione degli ormai ex duca e duchessa di Sussex di dimettersi dalla famiglia reale per una vita, per dirla con le loro parole, «più tranquilla» in Nord America - prima in un palazzo a Vancouver, Canada, prestato da un misterioso miliardario, poi si ipotizza a Los Angeles - indebolisce la monarchia britannica. Che continua, come garanzia della stabilità sociale e politica della Gran Bretagna, solo grazie alla volontà del maggioranza del popolo.

Però per mantenere quel consenso popolare, dopo il regno impeccabile durato 68 anni della strapopolare 93enne regina Elisabetta II, avrà bisogno di giovani reali in sintonia con la gioventù ma anche in grado di entrare in empatia con gente povera, malata e con disabilità. Proprio come fa Harry, insomma. In più avrà bisogno di giovani reali, a differenza di lui purtroppo, dotati di un ferreo senso del dovere come quello della regina. Questo lo possiede suo fratello, il principe William e - a differenza di Meghan - anche la moglie di William, Kate.

I Windsor hanno superato parecchie crisi nell'ultimo secolo, ce la faranno anche stavolta. Ma devono, fra le tante difficoltà, evitare a tutti i costi la trasformazione della monarchia in un business, come vorrebbero fare appunto Meghan e Harry in Canada e America. Ecco perché Elisabetta II s'è mossa così in fretta per chiudere questa possibilità: Harry e Meghan, ha deciso subito, non possono essere membri part time della famiglia reale, come vogliono, cioè metà dentro e metà fuori, e quindi non lo saranno più ufficialmente. Cioè: non possono più usare i loro titoli - Her/His Royal Highness - e non riceveranno più soldi pubblici, ma solo un aiuto momentaneo dal patrimonio privato del padre di Harry, il principe Carlo.

Così, si spera, la possibilità del loro sfruttamento commerciale della famiglia reale sarà sventata. A proposito, saranno costretti anche a cambiare il nome del loro sito ufficiale su internet (https://sussexroyal.com/) per eliminare la parola «royal». Il sito è stato costruito così da coincidere con il loro trasferimento in Nord America - ed è lì che hanno annunciato il loro desiderio di creare «un nuovo ruolo progressista» dentro la monarchia: il sistema ibrido di doveri ufficiali e lavoro privato bocciato dalla regina.

Sono dunque «post-reali», come ha deciso lei, e non «semi-reali» come volevano loro. Che pasticcio. Nel suo primo discorso dopo la crisi, rilasciato a Londra prima di volare a Vancouver per raggiungere Meghan e il loro erede Archie, Harry ha avuto il coraggio di fingere: «La cosa che vorrei chiarire è che non stiamo scappando via». Invece, sì. Grazie soprattutto a Meghan che non sopportava la vita da duchessa perché, fra l'altro, la famiglia reale britannica non può fare politica ma per lei, ambientalista e femminista d'assalto, fare politica è vitale. L'estate scorsa, per esempio, si rifiutò di andare alla cena per Donald Trump a Buckingham Palace. Inoltre, punta a essere una vip di fama internazionale, e al riguardo Hollywood è molto più utile di Buckingham Palace.

Tutto questo Meghan avrebbe dovuto saperlo prima di dire «sì» a Harry. Quindi? Beh, mi dispiace ma trovo difficile credere che la 38enne attrice, già divorziata dopo un matrimonio durato solo due anni, non avesse studiato tutto a tavolino prima di sposarsi col principe. E per accontentare la moglie, Harry ha dovuto abbandonare anche i suoi amati ruoli militari come Captain general dei Royal Marines che ha ereditato dal nonno, il principe Phillip, nel 2017. E raccontare tante sciocchezze. «Il Regno unito è casa mia» proseguiva nello stesso discorso «e lo sarà per sempre».

Allora come mai se ne va? «Appena sposati Meghan ed io eravamo emozionati e pieni di speranza» ha detto Harry. «Ed eravamo qui per servire». Ma se si sono sposati solo 18 mesi fa, e se la decisione di gettare la spugna fosse stata presa dopo «tanti mesi di discussioni», e se hanno appena concluso sei settimane di riposo in Canada, la domanda appare ovvia: per quanti mesi sono stati disposti «a servire»?

Non era poi così difficile prevedere la fuga di Harry e Meghan. Era implicito in ogni loro comunicato e nel loro lento abbandono delle tradizioni reali: alle nozze avevano invitato tanti vip semi sconosciuti, mentre i parenti di Meghan erano stati quasi tutti esclusi; hanno rifiutavano un battesimo pubblico per Archie, e a Natale hanno scelto l'ospitalità di un miliardario a Vancouver piuttosto che quella della regina a Sandringham, nel Norfolk.

Tanti scommettono che il Santo Graal di Meghan non sia il Canada, bensì Los Angeles dove vuole fare la «woke-star» globalmente famosa per virtuosi lavori umanitari, una sorta di incrocio fra Michelle Obama e Angelina Jolie. Meghan, a differenza del marito, non desidera una vita tranquilla. Anzi. Ed è qui la tragedia. Harry probabilmente preferebbe andare al pub con gli amici piuttosto che passare tutta la vita sotto i riflettori. Ogni volta che sente lo scatto o vede lo flash di una fotocamera, pensa a sua madre e alla sua morte a Parigi nel 1997, circondata dai paparazzi.

La loro decisione di lasciare la Gran Bretagna è stata chiamata Megxit. Ed è giusto. Perché come la Brexit, ha svelato l'abisso morale che ormai divide la nuova élite globalista dalla gente comune. Harry e Meghan potrebbero sempre chiamarsi duca e duchessa del Sussex - ma in realtà saranno solo il duca e la duchessa di Nessun luogo. Lo Stato-nazione non è solo un ostacolo al profitto ma anche alla promozione e celebrazione del «self», ovvero dell'io.