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Июнь
2025

Garlasco, la traccia 33 è sparita. Nelle impronte esaminate finora non c’è sangue

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MILANO. L’impronta numero 10, quella lasciata da una mano sporca sulla porta di ingresso della villetta di via Pascoli, dove il 13 agosto 2007 fu uccisa Chiara Poggi, non è di sangue. E non sono insanguinate neppure altre impronte repertate sulla scena del crimine e analizzate ieri. Inoltre, la traccia 33, quella di un palmo destro trovata sulla parete della scala della casa del delitto e attribuita all’indagato Andrea Sempio, 37 anni, non c’è più. Sono le certezze emerse durante l’incidente probatorio disposto nell’ambito della nuova inchiesta riaperta dalla procura di Pavia sul delitto di Garlasco e avviato ieri in questura a Milano. Nella prima fase dell’analisi genetica sui reperti recuperati nel 2007 sulla scena del crimine sono state analizzate circa 30 impronte digitali: su nessuna di queste è stato trovato sangue.

Non si può però escludere che ci sia altro materiale genetico e quindi Dna da confrontare con quello dell’indagato Sempio e di altre persone che frequentavano la casa. Intanto l’analisi di ieri ha sciolto un dubbio: l’intonaco staccato dai Ris nel 2007, con sopra l’impronta digitale o quantomeno del materiale grattato dal muro, non è comparso nei due pacchi aperti ieri in questura e contenenti i reperti prelevati sulla scena del crimine.

L’analisi genetica

Sui reperti sequestrati 18 anni fa si cercherà materiale genetico da confrontare con il Dna di Sempi,o ma anche con quello di altre persone che frequentavano la casa e che, nei prossimi giorni, saranno sottoposte al prelievo del tampone salivare.

L’incidente probatorio durerà almeno 90 giorni: i risultati dovrebbero essere pronti per l’udienza del 24 ottobre già fissata davanti alla giudice Daniela Garlaschelli. Ieri mattina, alle 10.30, si sono ritrovati negli uffici della scientifica a Milano i due periti nominati dalla giudice, la genetista Denise Albani e l’esperto dattiloscopico Domenico Marchigiani, i consulenti dei pm, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, e quelli della difesa, Luciano Garofano, che fu il comandante dei Ris di Parma i quali si occuparono in prima battuta del caso, e Luigi Bisogno, ex ispettore superiore della polizia di Stato in pensione dal 2010 e con una notevole esperienza nel campo della dattiloscopia. Per i genitori e il fratello di Chiara erano presenti Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi, mentre Alberto Stasi ha nominato come propri consulenti Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni. Degli avvocati erano presenti Gian Luigi Tizzoni, legale dei Poggi, e Giada Bocellari, che difende Stasi insieme al collega Antonio de Rensis. Non c’erano invece gli avvocati di Sempio (anche lui assente), Angela Taccia e Massimo Lovati.

L’inventario dei reperti

La prima fase dell’incidente probatorio è andata avanti fino a ieri sera e proseguirà ancora domani, con l’analisi del contenuto della pattumiera di casa Poggi: due barattoli di Fruttolo, alcuni contenitori vuoti di biscotti e due lattine di Estathè. La battaglia tra consulenti, a giudicare dai tempi delle operazioni, si annuncia quindi lunga. Ieri c’è stato solo spazio per verificare i verbali di custodia dei reperti, ritirati giovedì scorso al Dipartimento di Medicina legale a Pavia e alla caserma dei carabinieri di Milano. L’inventario ha fornito qualche indicazione, a partire dall’assenza della traccia 33, trovata su una parete della scala che porta in cantina, abbastanza vicina ai gradini su cui fu trovato il corpo senza vita di Chiara Poggi. L’impronta era stata già analizzata dai Ris ed era risultata negativa all’Obti test e dubbia al combur test per la presenza di sangue. Secondo una consulenza disposta dalla procura questa traccia sarebbe compatibile per 15 punti di contatto con quella di Andrea Sempio, ma la sua analisi sul piano genetico non sarà più possibile perché non è tra i reperti ancora esistenti.

Le altre impronte digitali

Negli scatoloni sono state poi trovate le impronte repertate su fogli di acetato e non le fascette para-adesive di cui si era parlato finora: la differenza consiste nel materiale utilizzato, che potrebbe modificare la possibilità di estrarre del Dna ancora eventualmente presente (e questo dipenderà dal modo in cui i fogli sono stati conservati). Gli esperti genetisti saranno poi chiamati a confrontarsi sulla utilizzabilità, con le nuove tecniche forensi, dei due profili genetici estrapolati dai margini ungueali di Chiara già durante il processo d’appello bis nei confronti di Stasi.















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