Ivrea, pensionato operato al cuore non riesce a fare la visita di controllo
Ivrea
Dopo esser stato operato nella clinica Maria Pia di Torino per la sostituzione di una valvola cardiaca e l’applicazione di un pacemaker, Gesuino Murru, eporediese classe 1940, residente nel quartiere San Giovanni, pensava che ormai il peggio fosse passato. Il primo posto disponibile per la visita di controllo, richiesta dal chirurgo e prevista in teoria dopo 6 mesi presso la stessa clinica, era il 26 agosto scorso, dopo 8 mesi, ma si trattava di un compromesso accettabile.
Peccato che, dopo la prenotazione e con data e ora già fissate, il 26 agosto Murru si reca accompagnato dal figlio Alessandro alla clinica di Torino, solo per scoprire che la visita era stata spostata dalle 16.45 alle 15.45, cioè un’ora prima. Un cambiamento di orario per il quale l’uomo non aveva ricevuto nessuna comunicazione. Nonostante ciò, il dottore di turno, contattato via telefono dalla receptionist della struttura, avrebbe rifiutato la visita. Unica data disponibile, a Castellamonte per l’aprile 2026.
«Ottenuta la prenotazione per telefono e segnati l'ora e il giorno sul calendario, mi era stato promesso anche un promemoria via sms, ma non ricevetti nulla – racconta il figlio di Murru –. Peccato che nessuno ci abbia avvisato del cambiamento di orario, anzi. Nonostante mi sia stato anche detto che il problema era dovuto a dati di contatto incompleti, mia madre un sms l’ha ricevuto. Peccato che lì non fosse specificato nessun cambiamento di orario. Non solo: dopo aver rimandato la visita e dopo che abbiamo nuovamente comunicato tutti i dati, mi hanno assicurato che ora sarebbe arrivato un sms anche a me. Fino adesso non ho ricevuto proprio nulla».
Il problema dell’accesso alla sanità pubblica è ormai da tempo una delle criticità peggiori che affrontano i cittadini piemontesi, con liste d’attesa infinite che spesso costringono chi può permetterselo a passare dal privato, mentre chi non è in grado di pagare rimane in attesa di interventi e visite anche urgenti, anche per interi anni.
«Il nostro medico della mutua è molto disponibile e attento, ma fa quello che può – continua Alessandro –. Nonostante quest’ultimo segni sempre visite urgenti entro 10 giorni, mio padre si è più volte rivolto all'ospedale di Ivrea, oltre che al Cup, ma non esiste modo di accelerare le visite di controllo, anche se in presenza di una impegnativa. Le ultime visite le abbiamo fatte a pagamento, perché a Ivrea sembra non esistano strutture o macchinari adeguati. Ma questo è possibile solo se un anziano ha una pensione che glielo permette, come mio padre, oltre a qualcuno che gli faccia da autista per potersi spostare tra un posto e l’altro, perché spesso gli unici posti disponibili sono a diversi chilometri di distanza. Noi ormai siamo stati in tutti gli ospedali del territorio. In questo caso si riesce a curarsi, ma se uno queste fortune non ce le ha come fa? Esistono alcuni servizi al quartiere, come l’infermiere di comunità a San Giovanni, che un po’ aiutano, soprattutto per controlli generici e per l’aiuto alla prenotazione, ma non riescono a risolvere il problema delle visite, e quando le persone diventano anziane i problemi si accumulano, e diventa difficile stare dietro a tutto. Non è una situazione accettabile».
