Djokovic verso l’udienza rimane nell’hotel dei rifugiati: “Può lasciare l’Australia quando vuole”-
Il Natale ortodosso di Novak Djokovic è stato probabilmente indimenticabile. Ma in senso negativo. Il numero uno del mondo continua ad essere rinchiuso nel Park Hotel di Melbourne, l’hotel destinato ai rifugiati e ai richiedenti asilo. Il governo federale australiano, infatti, continua con la sua linea del massimo rigore: è stata respinta la richiesta da parte dell’ambasciatore serbo di spostare Novak in una sistemazione diversa e anzi, il Ministro degli Interni federale, Karen Andrews, ha rincarato la dose: “Novak Djokovic non è detenuto. Può lasciare il paese quando vuole e la polizia di frontiera farà di tutto per agevolare la sua partenza”, sono state le sue parole. Tutto questo mentre arrivano altri retroscena che mettono in imbarazzo le autorità australiane: secondo quanto riporta Paul Sakkal, giornalista di The Age, il boss di Tennis Australia Craig Tiley sapeva che il governo federale non avrebbe accettato di riconoscere una recente infezione Covid come ragione valida per concedere un’esenzione al vaccino, ma non avrebbe informato il governo del Victoria.
Intanto, all’interno dell’hotel, Novak Djokovic, considerata la festività religiosa, ha potuto ricevere la visita di un sacerdote della Santissima Trinità di Melbourne, dopo il permesso rilasciato dalle autorità per l’immigrazione. “Il nostro Natale è ricco di molte usanze ed è così importante che un prete lo visiti – ha detto il decano della chiesa, Milorad Locard -. L’intera situazione è spaventosa e che Nole abbia trascorso il Natale in punizione… è assurdo”. All’esterno dell’albergo continua la mobilitazione dei fan del serbo. Le manifestazioni stanno assumendo contorni anche violenti e, secondo quanto riportano i media locali, la polizia ha anche dovuto intervenire con degli arresti. Il popolo serbo appare vicino al suo campione, sobillato anche dalla famiglia Djokovic, che è scesa in campo in prima linea. Il padre Srdjan ha paragonato suo figlio a un novello Spartacus e persino a Gesù, mentre la moglie Jelena, con toni decisamente più soft, ha scritto in un tweet: “Grazie a tutti voi che state facendo sentire l’amore per mio marito. Sto cercando di respirare profondamente per mantenere la calma e cercare di comprendere quello che sta accadendo. Credo che l’unica legge che tutti debbano rispettare, attraverso qualunque confine, sia quella dell’amore e del rispetto per gli esseri umani. Amore e perdono non sono mai un errore ma una grande forza”.
Ma Djokovic, che ieri era stato bacchettato a distanza da Rafael Nadal, sta ricevendo in un certo senso sostegno anche da qualche collega tennista. Nick Kyrgios ha scritto su Twitter: “Sono assolutamente d’accordo che il covid vada affrontato e combattuto, e infatti sia io che la mia famiglia ci siamo vaccinati per difendere noi stessi e il prossimo, ma ritengo che il modo in cui l’Australia si stia comportando con Nole sia davvero pessimo. Nole è uno dei più grandi campioni di sempre, e soprattutto è un essere umano: comportatevi meglio”. Feliciano Lopez, direttore del Masters 1000 di Madrid ma allo stesso tempo ancora attivo sul circuito, ha twittato: “I Re Magi ci hanno portato un’assurdità nel nostro mondo del tennis. Nessuno spera che un numero uno del mondo resti fuori da uno Slam. A volte ciò che inizia male può finire peggio e l’Australia esce molto male da tutto questo”.
E “Feli” non ha tutti i torti, almeno per quanto riguarda la conclusione di questa storia: le conseguenze per Djokovic possono essere piuttosto estreme, nel senso che secondo la legge australiana, molto rigorosa in termini di politiche di immigrazione, chi viene trovato con visto irregolare rischia di non poter fare più ingresso sul territorio australiano per tre anni. Djokovic, tuttavia, resta al momento a Melbourne, in attesa dell’udienza fissata per lunedì. “Non ha il cellulare, molti suoi effetti sono ancora personali e nella sua stanza ci sono degli insetti”, ha affermato Sasa Ozmo, giornalista serbo vicino al numero uno del mondo. Una situazione incredibile, che avrebbe dovuto essere evitata.