Trieste, a Cattinara preoccupano i contagi: pronta la terapia intensiva Covid
TRIESTE Aperta e richiusa nel giro di 24 ore, ma pronta a essere riattivata definitivamente, qualora i ricoveri cominciassero a salire. La terapia intensiva Covid dell’ospedale di Cattinara è stata rimessa in funzione per una notte, chiudendo il giorno dopo perché i casi sono ancora gestibili con le strutture ordinarie. Basta tuttavia un leggero aumento dei pazienti in cattive condizioni per produrre la ripresa stabile dell’impiego del dodicesimo piano del nosocomio, con ricadute a cascata sulla programmazione degli interventi. Riaprire l’intensiva Covid significherebbe infatti impiegare il personale non solo nella rianimazione post chirurgica, ma anche in quella necessaria per le polmoniti causate dal virus.
La terapia intensiva creata durante la pandemia ed espressamente dedicata a fronteggiare le emergenze respiratorie è stata riaperta nella notte di sabato. Cattinara si è infatti ritrovato con tre positivi da trattare in in terapia intensiva: una persona giovane con polmonite da Covid e due anziani risultati positivi durante la permanenza nella terapia intensiva post operatoria, dove sono entrati per altre patologie. La Tipo ha soltanto due slot per pazienti con Covid e si è reso così necessario riattivare per alcune ore il dodicesimo piano.
I numeri sono minimi rispetto a quanto ci ha abituato la pandemia, ma capaci di interferire con le attività ordinarie dell’ospedale. Per questo i medici si sono messi all’opera. Due pazienti negativi sono stati trasferiti dalla terapia intensiva post operatoria di Trieste a quella di Gorizia, permettendo a Cattinara di raggranellare qualche posto in più per positivi al Covid, senza dover ancora ricorrere al dodicesimo piano.
Al momento la programmazione delle chirurgie è salva, ma i sanitari sono pessimisti per i prossimi giorni. Il primario Umberto Lucangelo evidenzia come «da mesi e fino a oggi, con due posti Covid nelle terapie intensive post operatorie, ci siamo sempre arrangiati. Quando abbiamo avuto il terzo paziente positivo, abbiamo applicato il piano d’emergenza, trasferendo alcuni pazienti trasportabili nell’Isontino e riorganizzando la terapia intensiva post operatoria con 7 posti Covid e 8 non Covid».
Lucangelo dice che «in questo modo potremo accogliere per un po’ altri pazienti Covid, minimizzando lo spreco di risorse umane che deriva dall’apertura di un reparto aggiuntivo come il dodicesimo piano. Siamo in vigile guardia armata: se andassimo oltre con i numeri, dovremo riaprire il dodicesimo. Non lo escludiamo con l’aumento dei contagi in atto e la possibilità di doppia infezione dovuta alla pesante influenza di quest’anno».
La speranza è che i numeri non salgano, mettendo in crisi il già difficilissimo percorso di recupero delle liste d’attesa degli interventi. L’attività operatoria è da poco tornata quasi a pieno regime, ma sconta più di due anni di sedute a singhiozzo, a causa della necessità di spostare lo già scarso personale ad alta specializzazione delle chirurgie all’assistenza intensiva dei pazienti Covid.
In Friuli Venezia Giulia ieri risultavano in terapia intensiva 9 persone positive di cui 3 a Trieste. Il dato è stabile. Ad oggi la regione registra inoltre 304 positivi ospedalizzati in condizioni non critiche, con un tasso di riempimento dei letti dedicati pari al 22,9%: sopra la soglia di guardia del 15% sui 1.277 posti attivabili. In termini percentuali, la regione è seconda in Italia dopo la Liguria per presenze di pazienti con Covid. Le terapie intensive sono invece sature al 5,1%: 9 posti occupati su 175 attivabili.
Come spesso avviene in questa fase, si tratta di soggetti ospedalizzati “con” e non “per” Covid. Arrivati cioè per altri problemi di varia intensità, risultati positivi durante il ricovero e dunque da isolare dagli altri.