Raccolta firme, degustazioni e open day: da Trieste la sfida bis per il caffè espresso patrimonio Unesco
La filiera triestina pronta a giocare con istituzioni e cittadini un ruolo-chiave nella seconda candidatura nazionale
TRIESTE Dalle istituzioni ai caffè storici, dalle torrefazioni ai semplici appassionati (e qui ce ne sono tanti) del rito della tazzina. Trieste si mobilita per rilanciare la seconda candidatura dell’espresso italiano come patrimonio immateriale dell’umanità sotto l’egida Unesco. Poiché il caffè – parola di Fabrizio Polojaz, presidente dell’Associazione Caffè Trieste – non è solo una bevanda, pur pregiata, ma è prima di tutto «un modo di essere, occasione per stare assieme». Il simbolo, insomma, «dell’essere italiani, dell’essere triestini».
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Campagna bis
La campagna bis, dopo quella non andata a buon fine nel 2022, è iniziata a livello nazionale lo scorso autunno e terrà impegnata l’intera filiera triestina del caffè per almeno un altro anno, cioè fino a marzo 2024. L’obiettivo è quello di far riconoscere all’Unesco il valore del “Caffè espresso italiano fra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli”. Così recitava il titolo del dossier che, già lo scorso anno, era finito sul tavolo del Consiglio direttivo della Commissione nazionale per l’Unesco. Nell’occasione però quella stessa Commissione aveva alla fine scelto di presentare la candidatura de “L’arte italiana dell’opera lirica” per il ciclo ’23.
Ma il mondo del caffè non si è dato per vinto. E ora è pronto a riprovarci. L’iniziativa ha, come detto, contorni nazionali, ma da Trieste, la capitale del “nero” e del “capo”, spesso pure “in b”, il sostegno sarà – ovviamente – importante.
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L’iter
«La documentazione utile alla candidatura – spiega Omar Zidarich, presidente del Gruppo italiano Torrefattori di caffè – andrà depositata nel mese di marzo 2024». Poi il dossier sarà esaminato per l’appunto dalla Commissione nazionale per l’Unesco, che dovrà decidere se inviare a Parigi la candidatura. Insomma: di tempo ce n’è, ma la l’industria “nostrana” della nera bevanda si sta già dando da fare per fare di Trieste, ancora una volta, il centro di tutto ciò che ruota attorno al prezioso chicco.
Le iniziative
Le diverse iniziative ad accompagnare la candidatura verranno definite nelle prossime settimane, ma ieri nella Sala Bazlen di Palazzo Gopcevic le maggiori realtà caffeicole triestine ne hanno già offerto un assaggio. Si parte il 26 marzo, Giornata nazionale del “Rito del caffè espresso italiano” con un gustoso programma di attività organizzate dalla stessa Associazione Caffè Trieste e da Fipe-Confcommercio: dalle degustazioni alle visite guidate delle più antiche torrefazioni. Il culmine della campagna si raggiungerà il primo ottobre, Giornata internazionale del caffè, e con il successivo Festival del caffè triestino: il programma, in questo caso, è ancora top secret. Ma nel frattempo nei principali caffè storici di Trieste – dall’Antico Caffè San Marco al Caffè degli Specchi – è già iniziata una raccolta di firme che punta a coinvolgere nell’iniziativa direttamente i cittadini, ossia i consumatori della classica tazzina di caffè.
L’incontro si è svolto alla presenza, tra gli altri, del presidente dell’Associazione Museo del Caffè di Trieste, nonché organizzatore dell’evento, Gianni Pistrini, della presidente provinciale Fipe Federica Suban, e con il supporto del Comune di Trieste. Sentito infatti il sostegno delle istituzioni: dalla vicesindaco di Trieste Serena Tonel all’assessore ai Servizi generali Michele Lobianco, passando per il presidente del Consiglio comunale Francesco Di Paola Panteca. Vivace anche il sostegno della Regione: il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, per l’occasione, ha ricordato come «a Trieste l’abitudine quotidiana della tazzina di caffè si trasforma in un’arte che unisce le persone»