Il Consorzio Mincio a Salvini: «Per le infrastrutture servono 600 milioni»
Lunedì 6 marzo al Ducale di Mantova (alle 9.30), nell’ambito delle celebrazioni dei primi 100 anni di vita dei moderni Consorzi di Bonifica, si terrà il convegno “La sfida della sicurezza idrogeologica e della disponibilità idrica per un territorio di eccellenze agroalimentari e culturali”. Massimo Lorenzi è il presidente del Consorzio di secondo grado Mincio. Qual è la situazione attuale in tema di siccità?
«È drammatica, perché ai primi di marzo il dato del Lago di Garda è a 44 centimetri sopra lo zero idrometrico, non è mai stato così basso in questo periodo. Giusto ieri abbiamo ridotto il deflusso al minimo storico di 8 metri cubi al secondo».
Rispetto al 2022 la situazione è peggiore? «Sì, ad oggi siamo ai minimi storici per il Garda. Speriamo che piova, ma servirebbero precipitazioni costanti per un lungo periodo. La nostra forza sono i dati: siamo l’unica provincia che può contare su un sistema di monitoraggio che è consultabile sul sito laghi.net, numeri che per la maggior parte sono open data, cioè pubblici».
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Lunedì al Ducale cosa chiederete al ministro Matteo Salvini? «Porremo l’attenzione su diversi temi, dalla gestione delle acque alla qualità delle risorse idriche, alla necessità di intervenire sulle reti per garantire efficienza. I consorzi di bonifica non fanno solo irrigazione, ma tutela idrogeologica. Abbiamo la necessità di migliorare le opere di irrigazione e bonifica, abbiamo bisogno di risorse e sappiamo dove e come investirle».
Per il territorio di Mantova quanto servirebbe? «Una prima stima indica una cifra di almeno 600 milioni. Abbiamo difficoltà ad accedere ai fondi del Pnrr e negli anni abbiamo avuto pochissime risorse pubbliche. Anche la presenza dei consiglieri regionali al convegno è l’occasione per chiedere aiuto nel riportare la Lombardia».
Con la Comunità del Garda ogni tanto le posizioni per la disponibilità idrica divergono. Vi attendete frizioni? «Non esistono più gli utilizzatori di monte e di valle, ma gli utilizzatori di bacino. Chi si pone fuori da tale logica rispetto all’utilizzo di acqua per il Garda è fuori dal futuro della gestione idrica».
L’anno scorso ci sono stati degli aumenti sul territorio provinciale per i prelievi di acqua. Ci saranno rincari anche nel 2023? «I rincari dello scorso anno non sono legati all’acqua, ma ai servizi. Infatti, pur avendo utilizzato il 30% in meno delle concessioni, i consorzi hanno dovuto sostenere costi maggiori».
Uno dei temi fondamentali, è la sicurezza idrogeologica. Come ha impattato il cambiamento climatico in questo senso e cosa precedete a livello di gestione? «La cementificazione ha provocato scompensi. Inoltre, le bombe d’acqua ci mettono in difficoltà. In futuro ritengo che un maggior coordinamento sul territorio darà risposte tempestive a fronte di emergenze non sempre prevedibili”.
Cosa pensa del progetto legato alla navigabilità del fiume Mincio? «Ritengo che sia irrealizzabile e non sostenibile in una provincia dove l’acqua ha un marcato utilizzo agricolo».