Euro Cup, pareggio-impresa per la Pallanuoto Trieste contro Savona: giochi aperti per la finalissima
TRIESTE. Quando in una partita di pallanuoto ti trovi a giocare in inferiorità numerica per quattro minuti e ne esci indenne, e non da una partita qualunque, ma da una semifinale di Euro Cup giocata contro la tua storica “bestia nera”, non vi è alcuna retorica nell’affermare che è davvero come aver vinto.
Un pareggio con il chiaro retrogusto di impresa quello messo in cassaforte dalla Pallanuoto Trieste che ha domato la Rari Nantes Savona nella prima parte al termine di una partita che sembra una gara di scacchi, prima di trasformarsi in una corrida nel finale.
Quando manca un quarto d’ora alla sirena d’inizio, Ray Petronio, il capitano, cammina nervosamente su e giù a bordo vasca. Accanto a lui c’è Razzi. Qualche parola e un abbraccio tra i due giocatori smorza la palpabile tensione. Fa quasi da contraltare sugli spalti il presidente Enrico Samer. Ha un sorriso radioso mentre si gode la tribuna piena di tifosi: 800 triestini, ancora una sera, hanno sfidato gelo, pioggia e Bora per venire a coccolarsi la sua ventennale creatura. Nelle retrovie della piscina il bar, finalmente riaperto dopo tre anni di stop, è preso d’assalto da tanti appassionati. Anche lo store del club alabardato sembra fare buoni affari.
La serata di Coppa inizia con stati d’animo diversi. La carica delle note dei Guns n’ Roses con l’intramontabile Sweet Child O’ Mine esalta il popolo della “Bianchi” tanto che non si riesce nemmeno a sentire i nomi dei giocatori di Trieste comunicati, come da rituale, dallo speaker.
Sarà la posta in palio. Sarà che di fronte si affrontano due squadre che avrebbero dovuto affrontarsi in finale. Sta di fatto che il match stenta a decollare. Tanti gli errori, da entrambe le parti. L’unico a meritare una nota di merito, ma ormai non fa più notizia, è il portiere Paolo Oliva che tiene costantemente a galla i suoi. Tra gli avversari incontenibile Durdic, autore alla fine di 6 gol. Grande anche la prova di maturità di Andrea Mladossich. Meno maturità, paradossalmente, hanno dimostrato altri giocatori con maggior esperienza. Inaba su tutti.
«A questi livelli non ci si può stare un errore del genere. Dobbiamo crescere», le parole a fine match di Daniele Bettini.
Il giapponese, oltre a non prendere parte al return match del 22 marzo (e all’eventuale gara-1 di finale), ha lasciato i suoi in sei uomini per quattro lunghissimi minuti dopo una gomitata (in precedenza altro colpo proibito a Campopiano uscito sanguinante dalla vasca). In quattro minuti interminabili Trieste ha costruito un mezzo capolavoro: oltre a permettersi il lusso di fare un gol, ha strappato con i denti