Effetto Mourinho
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L'effetto Mourinho sulla volata Champions League è la vittoria della Roma che spezza le ali al sogno "impossibile" della Juventus, al netto di quello che deciderà il Collegio di Garanzia del Coni e da quanto uscirà nelle prossime tappe dell'inchiesta sui bilanci bianconeri. Successo sofferto e pesantissimo, arrivato nella notte in cui il portoghese si è inventato una squadra a lungo senza attaccante di riferimento e spesso tutta dietro la linea della palla, atteggiamento speculativo ma funzionale perché il peso specifico della rete di Mancini che ha deciso il match è enorme.
Non doveva essersi Mourinho sulla panchina del big match e l'assist glielo hanno fornito gli avvocati giallorossi insieme alla Corte federale che si è scoperta riflessiva in tempo per sospendere la doppia squalifica post litigata con Serra a Cremona. Nei prossimi giorni si saprà l'esito del supplemento (legittimo) di indagine, mentre al fischio finale dell'Olimpico è parso chiaro perché la Roma tutta abbia inseguito con ferocia tutte le possibilità di riavere il suo tecnico al fianco della squadra.
La Champions League è la competizione dei dettagli, è una delle regole base di chi affronta l'Europa che conta. Anche la volata per un posto in Champions League è questione di momenti e nel confronto che, pur con la distanza apparentemente abissale disegnata dalla stangata sulla Juventus, tutti le sliding doors si sono chiuse ad Allegri e aperte a Mourinho. Tre pali, assalti poco lucidi ma anche poco fortunati e il jolly pescato da un difensore in rete solo 11 volte in 163 partite in Serie A e quasi mai con una conclusione di rara precisione e potenza come nel battere Szczesny.
La Juventus ha perso e può recriminare sugli episodi e anche un po' sul non aver inseguito con determinazione da subito la vittoria. La Roma ha vinto e l'effetto di questo successo, che vale il quarto posto alla pari del Milan, cancellerà ogni dibattito su Mourinho, il calcio speculativo mostrato e il ricordo del ribaltone di Cremona. Il che significa una sola cosa: ha avuto ragione lui e torto gli altri, a partire da Allegri. Sul cui conto i critici segneranno anche l'ingresso dello sciagurato Kean: entrato al minuto 88'59'' ed espulso per un calcione folle 41 secondi più tardi. Non è un record, perché c'è chi ha fatto peggio: è l'immagine dell'inaffidabilità di un ex predestinato del nostro calcio.