Pesticida nelle acque dei canali anche mille volte oltre i limiti
BELGIOIOSO.
Livelli di glifosato (pesticida) migliaia di volte superiori alle soglie previste dalla legge. A lanciare l’allarme inquinamento è un dossier che contiene i risultati di uno studio condotto dalla facoltà di Agraria dell’università di Milano e dall’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr, supportato da Fondazione Cariplo, in collaborazione con Legambiente Lombardia, per valutare i potenziali effetti del pesticida sulla salute e sugli ecosistemi. Analisi eseguite nel reticolo idrico secondario e terziario lombardo, compreso quello della provincia di Pavia dove sono state effettuate campionature sui corsi d’acqua nella Bassa pavese e in Lomellina.
LA MAPPA
Da Belgioioso a Corteolona a Santa Cristina. Da Albuzzano a Copiano a Villanterio, fino a Casorate. Da Garlasco a Mortara, passando per Gambolò. In tutto, migliaia di chilometri di canali e rogge passate al setaccio. E i rilievi hanno evidenziato valori eccedenti rispetto al limite di 0,1 microgrammo per litro, fino a livelli di alcune centinaia di microgrammi per litro, «con superamento del valore soglia di migliaia di volte». Una presenza, in acque utilizzate per irrigare i campi, che Legambiente definisce «preoccupante» perché si tratta di un prodotto fitosanitario con una tossicità acuta per l’uomo relativamente bassa ma che, a causa della vastissima diffusione, «può avere conseguenze a lungo termine relative alla potenziale cancerogenicità, ai danni a cellule ed embrioni, alle interferenze con il sistema ormonale».
«Vanno anche considerati gli effetti sui microrganismi che possono favorire la diffusione di batteri patogeni resistenti all’azione del glifosato, oltre che a quella dei comuni antibiotici - precisano gli ambientalisti -. In Italia costituisce il pesticida di maggior impiego, tanto da costituire il 52% di tutti gli erbicidi utilizzati».
LA RELAZIONE
La relazione di Ispra sulla presenza di pesticidi nelle acque, il glifosato e il suo metabolita (Ampa) costituiscono di gran lunga le sostanze più frequentemente rintracciate nelle acque superficiali, con oltre metà di tutti i campioni che supera i limiti di legge per uno o entrambi i parametri. Ma il pericolo, avverte Renato Bertoglio, di Legambiente, arriva anche dal possibile accumulo di inquinanti. «Un fattore finora non sufficientemente considerato è anche la reale persistenza di certe sostanze che, insieme a dinamiche idrologiche molto lente, dà origine ad un effetto di accumulo delle sostanze chimiche, rendendo l’inquinamento ambientale difficilmente reversibile – sottolinea Bertoglio -. La Commissione europea afferma che la sfida principale per la valutazione del rischio ecologico è quella di sviluppare strumenti che tengano conto della complessità degli ecosistemi e consentire la valutazione degli effetti specifici. La sostenibilità dell’inquinamento chimico, pertanto, non può essere riferita semplicemente al rispetto di determinati limiti di legge, ma deve basarsi su una valutazione complessiva dell’ambiente e della capacità degli ecosistemi di rispondere ai fattori di stress antropici e di ripristinare le condizioni precedenti». Lo studio di Università e Cnr ha voluto indagare il reticolo idrico secondario, la maglia fine di canali, rogge e fontanili non considerata dalle analisi di routine che prelevano campioni da fiumi e corpi idrici principali. —
Stefania Prato