Ecco il progetto Anthropos dell’Università «Solo a Pavia (e a Padova) così tanta storia»
Palazzo Botta, il palazzo della vita. Da Kosmos ad Anthropos, due piani speculari, uno sopra l’altro, nell’antica dimora dei Botta Adorno per raccontare la meravigliosa avventura dell’uomo e della biologia. Un progetto annunciato ieri alla città dal rettore dell’Università di Pavia, Francesco Svelto, sulle pagine del nostro giornale.
Il “cantiere” per i contenuti è aperto. E l’ateneo invita la città a partecipare.
«Perché Anthropos nasce proprio a Pavia? – spiega Paolo Mazzarello, presidente del Sistema museale d’ateneo – Perché nel Nord Italia non esistono altri luoghi, oltre a Pavia e Padova, che possano raccontare in modo complessivo e globale la storia della medicina anche in chiave antropologica».
le stanze delle scoperte
Poi c’è il luogo. Nei grandi stanzoni al primo piano si respira ancora l’energia degli scienziati e dei ricercatori che li hanno abitati, l’entusiasmo che accompagnava le scoperte, tante, fondamentali, scolpite nei manuali di Medicina.
«Lo spazio è stato uno dei più significativi nell’ambito delle discipline biomediche in Italia a partire da fine ’800 – prosegue Mazzarello – I primi laboratori furono attivati tra il 1893 e il 1894, un periodo di scoperte straordinarie».
Dall’istituto di Patologia Generale passarono Camillo Golgi, Maffo Vialli, Vittorio Erspamer, Adriano Buzzati Traverso, Luigi Luca Cavalli Sforza.
E’ lì che nel 1898 Golgi identificò nelle cellule il nucleo e i mitocondri, ben prima dell’invenzione del microscopio elettronico, e scoprì l’apparato che porta il suo nome. L’equivalente in fisica della scoperta dell’atomo, per capirci. Nel 1906 il suo straordinario contributo allo studio della struttura del sistema nervoso centrale gli fruttò il Premio Nobel.
E ancora: nelle stanze attigue Aldo Perroncito studiò la rigenerazione del nervo periferico. E furono condotti gli studi che portarono a una delle più grandi scoperte del’900, la serotonina. Nel 1937, Erspamer, isolò la molecola del cosiddetto “ormone della felicità”, implicata nel controllo del ritmo sonno-veglia e nell’alterazione del comportamento legato a disturbi ossessivo-compulsivi.
Percorso tematico
«Sarà uno spazio concettualmente diverso dai musei tradizionali che seguono un andamento cronologico – anticipa Mazzarello – Si svilupperà per temi. Le prime due sale saranno dedicate all’antropologia medica, al passaggio dell’uomo da raccoglitore ad addomesticatore di bestiame, un’altra sala riguarderà la dissezione, che aprì uno spartiacque nella conoscenza del corpo umano. Altri spazi ancora saranno riservati alla chirurgia e alle malattie infettive, alla neuroscienza, alla farmacologia e alla medicina del futuro».
Alcune sezioni hanno già un nome – Sostanze per curare, nemici invisibili... – mentre il comitato scientifico sta approntando il piano dei contenuti. Vi partecipano Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, Fausto Barbagli (associazione nazionale Musei Scientifici), lo scrittore Giorgio Boatti, Chiara Nenci, docente di museologia a Brera e i curatori di Kosmos con lo stesso Mazzarello. —