Caso Moreschi in prefettura, appello alle istituzioni
VIGEVANO
La vertenza Moreschi arriva all’attenzione della prefettura. Ieri mattina le delegazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil sono state ricevute dal viceprefetto vicario Stefano Simeone.
Intanto, sono stati pagati quasi 60 degli 80 stipendi di gennaio, ma lo sciopero continua ad oltranza negli uffici dell’azienda.
Il vice prefetto ha ascoltato la ricostruzione della vicenda da parte dei sindacalisti e nei prossimi giorni potrebbe essere convocata anche la proprietà del calzaturificio.
LA RICOSTRUZIOnE
«Per cercare di fare un po’ di chiarezza – spiega Giovanna Currò (Cgil) - e per respingere l’idea dell’azienda di cessare l’attività produttiva a Vigevano con il licenziamento di 59 dipendenti e chiusura del reparto di produzione, abbiamo inviato richiesta d’incontro alla prefettura che si è immediatamente attivata. Ieri mattina abbiamo fatto una cronistoria puntuale di tutta la vicenda partendo dalla fine, e cioè dal 19 febbraio 2024, quando è stata avviata l’ennesima procedura di licenziamento collettivo con la chiusura definitiva del reparto produzione a Vigevano e il relativo coinvolgimento di tutto il distretto locale».
La motivazione della decisione della Moreschi spa è che «in un ottica di ottimizzazione e differenziazione della produzione verso una svolta green, la proprietà ha deciso di avviare una partnership con una selezione di laboratori italiani altamente specializzati e caratterizzati da una forte impronta “verde”, legati al brand da contratti di collaborazione in esclusiva».
È possibile che ora il viceprefetto vicario convochi anche l’altra parte, ovvero la proprietà della Moreschi spa.
«Noi abbiamo voluto spiegare tutto il pregresso – ha proseguito Currò - dal 2017 ad oggi, abbiamo informato il vice prefetto di tutte le promesse fatte ai vari tavoli di incontro, l’ultima alla regione Lombardia dove per senso di responsabilità abbiamo firmato la procedura di licenziamento collettivo che ha riguardato 27 persone con la promessa da parte dell’azienda che avrebbe fatto nuovi investimenti e nuove assunzioni per sviluppare lo stabilimento di Vigevano. Poi lo abbiamo informato sul ritardo nel pagamento delle retribuzioni al personale ancora in forza e, in merito agli esuberi, di non aver onorato quanto firmato in Regione Lombardia, abbiamo esposto i nostri dubbi e forte perplessità. La situazione è diventata ormai insostenibile e la tensione tra i lavoratori si percepisce, per questo non ci resta che attendere nuovi sviluppi auspicando che siano positivi».
L’altro nodo da sciogliere, e che per un certo verso verrà discusso già questa mattina è proprio lo stabilimento.
«Riteniamo – conclude la sindacalista della Cgil - che la vera ragione dell’abbandono dello stabilimento di Vigevano sia legata all’operazione immobiliare/finanziaria riportata dalla stampa locale il 29 febbraio, ovviamente tutto sulla pelle dei lavoratori».Selvaggia Bovani