Trieste, addio a Gefter Wondrich: avvocato gentiluomo
Si è spento a 88 anni, dopo una carriera ultradecennale. Era stato anche presidente dell’Adriaco dal 1994 fino al 2006
TRIESTE. Tutti lo ricordano come «un gentiluomo», per quei suoi modi e il suo stile, eredità di un’epoca che non ritorna. E, a sentire i famigliari e i colleghi, non era (solo) una questione estetica. Tutt’altro. È deceduto a 88 anni l’avvocato Giorgio Gefter Wondrich, a lungo anche presidente dello Yacht Club Adriaco. Lascia la moglie Laura, conosciuta da giovane, la figlia Roberta e i due nipoti adolescenti, di cui uno porta il suo nome.
Per tratteggiare il profilo dell’avvocato, nato nel 1936, e scorgerne in filigrana la caratura, non si può non allargare lo sguardo alla dimensione famigliare. Va quindi ricordato il padre, Riccardo Gefter Wondrich, discendente da una famiglia dalmata di profondi sentimenti irredentisti, anche lui avvocato, parlamentare della III Legislatura con l’Msi a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta; e, prima ancora, legionario a Fiume con Gabriele D’Annunzio, quindi vicesegretario a Trieste del Partito nazionale fascista. Aveva anche aderito alla Repubblica sociale italiana; fu tra i primi all’Msi, con il quale venne eletto in Parlamento e più volte in Comune e in Regione, divenendone anche segretario provinciale nel 1953. È un tuffo nella Storia.
Il figlio Giorgio seguì le orme del padre nella professione legale: studio in via Torrebianca (dove peraltro, oltre al papà aveva esercitato anche il nonno, pure lui un personaggio di peso), è stato penalista e anche civilista. «Mio padre aveva superato i cinquant’anni di carriera», ripercorre la figlia Roberta, docente di Letteratura inglese all’Università di Trieste. «Lui è sempre stato considerato un gentiluomo, perché ha sempre avuto una concezione molta alta del suo lavoro, in termini di valori. Accompagnava la propria attività a un grande senso etico. Era attento alla forma, che è sostanza, con un approccio che non considera lo stile come un dato esteriore, ma come integrità e rettitudine. Mio padre non è stato un uomo religioso – continua la professoressa – però nel suo lavoro ha saputo fare del bene. Sul piano personale devo dire che ha avuto un matrimonio felice e, su quello più caratteriale, mi piace ricordare il senso dell’umorismo che lo contraddistingueva. Ecco, questo era veramente un suo tratto distintivo: aveva uno spirito ironico tipicamente triestino, fine e acuto, che gli consentiva di mantenere il giusto disincanto e distacco delle cose». L’avvocato coltivava anche la passione della lirica, amava la montagna e sciare.
Negli anni Novanta Gefter Wondrich ha avuto un ruolo anche nella Camera penale di Trieste – è stato componente del direttivo – dandole nuovo impulso. «Confermo – osserva l’avvocato Alessandro Cuccagna, presidente dell’Ordine degli avvocati di Trieste – stiamo parlando di un vero signore, uno degli avvocati storici di questa città. Una persona di grande spessore. Penalista e anche civilista, era anche esperto in materia di armi».
Gefter Wondrich sin da ragazzo era appassionato di vela; per molti anni ha guidato l’Adriaco: è stato ininterrottamente presidente dal 1994 al 2006 (era nel direttivo già dal 1984). In quel circolo, insomma, aveva vissuto tutta la vita, continuando a frequentarlo anche negli ultimi anni nonostante le comprensibili difficoltà personali legate all’età.
«Giorgio è stato un grande presidente dell’Adriaco – annota l’attuale presidente Nicolò de Manzini – ha avuto un mandato lunghissimo e anche in anni piuttosto difficili, in cui si era anche scontrato con alcuni personaggi esterni. Ha avuto il merito di resistere a questi ostacoli e di portare avanti i suoi progetti, tra cui l’ampliamento della nostra sede. Giorgio è stato inoltre un grande conservatore dei valori della marineria e della nautica».
Il funerale è fissato venerdì alle 12 nella chiesa di Madonna del Mare in piazzale Rosmini.