Dalla Lega alla lista Pasini, cordoglio a Pordenone per la morte dell’ex consigliere Mario Marcon
PORDENONE. Si è spento lunedì 18 marzo, tre mesi dopo il fratello Alberto, Mario Marcon. Aveva 68 anni e gravi problemi di salute insorti dopo un malore che lo colpì 19 anni fa. Pordenonese doc, era stato per due mandati consigliere comunale della Lega e molto vicino all’ex sindaco Alfredo Pasini.
Lascia la moglie Annamaria Lendaro e i fratelli Lucio (che gestì la Gelateria Artigiana), Adalgisa e Bruno.
«Mario Marcon è stato a me caro per un insieme di motivi, a partire dalla sua umanità e dalla sua migliore umiltà che gli consentivano di fare breccia nell’animo delle persone. Era intelligente e acuto e aveva un spiccata capacità di cogliere e leggere gli umori delle persone».
Pasini e Marcon si conobbero quando vennero eletti sindaco e consigliere, nel 1993: «Da allora e per otto anni è stato, ancorché non amasse la luce dei riflettori, fondamentale non solo nel ruolo di consigliere e presidente della commissione urbanistica, ma anche all’interno della politica cittadina, diventandone un pilastro negli ultimi due anni di amministrazione quando le sue straordinarie doti di mediazione hanno consentito alla giunta di contare sui numeri d’aula necessari per completare le promesse fatte alla città che gli deve gratitudine».
Ricorda l’ex sindaco la figura del mediatore, quando «rammendava gli strappi interni al gruppo di maggioranza, nel convincere in aula i più riottosi a mantenere la via maestra imboccata nel giugno 1993. Sapeva toccare le corde più sensibili dei singoli smorzandone le note acute e riportando alla ragione gli animi accesi da questioni spesso futili. Sembrava un mastro liutaio mentre accordava un pianoforte, ora parlando con un consigliere ora con un altro e poi ancora e ancora, ritornando indietro per poi saltare di nuovo in avanti. Alla fine la maggioranza consiliare era accordata e i numeri c’erano».
Così Pasinio conclude il ricordo: «Ho ammirato Mario per tutto questo e per la sua capacità di leggere situazioni complesse, anche di tempi recenti. Ma soprattutto l’ho ammirato per la sua umanità, per il suo essere pacato, per la sua capacità di sapersi relazionare con tutti, per il suo modo di affrontare la vita quando la sorte gli è stata lungamente, duramente avversa. La città perde un uomo importante, io perdo un amico molto caro. Grazie Mario».