Slovenia, Janša riempie la piazza e lancia l’attacco al governo Golob
foto da Quotidiani locali
BELGRADO Un referendum contro l’esecutivo, mano dura su migranti e profughi e polemiche sull’accoglienza, appelli contro il “gender” in pieno stile Orban; e poi i supporter in piazza a urlare giovedìn il proprio sostegno a Janez Janša, polarizzando la propria rabbia sul premier Robert Golob.
E tutto indica che nella vicina Slovenia cresca la voglia di una “spallata” di destra contro il governo in carica. È quella su cui sta lavorando con sempre maggiore alacrità il Partito democratico sloveno (Sds) dell’ex premier Janša, quotato ormai da tutti i sondaggi come primo partito per preferenze tra gli sloveni e dato certo vincitore alle Europee di giugno.
Si può fare di più, costringendo Golob e i suoi alle dimissioni così da chiamare il Paese anticipatamente alle urne. È questo l’obiettivo di una proposta di referendum consultivo messa appunto sul tavolo dall’Sds, strumento per tastare il polso alla Slovenia e chiedere agli elettori se hanno ancora fiducia nell’operato di governo e primo ministro, oppure se propendono per elezioni anticipate.
«Diamo voce» ai cittadini ed evitiamo che l’esecutivo «vivacchi per altri due anni», hanno spiegato gli alti esponenti dell’Sds, secondo i quali i consensi verso Golob sarebbero ai minimi. «Se questo governo continua il suo lavoro, il suo sostegno probabilmente diminuirà fino allo zero per cento, ma allora sarà troppo tardi», ha attaccato anche la capogruppo dell’Sds, Jelka Godec.
Servirebbe poi un altro referendum, ha sostenuto l’Sds, una consultazione «sui centri per richiedenti asilo» che stanno seminando malumore tra i residenti di Obrezje e Sredisce ob Savi. Anche qui il governo sbaglierebbe di grosso, agendo «in totale segretezza» e senza interpellare le popolazioni locali, mentre negli ultimi anni ci sarebbero stati «abusi nel sistema d’asilo», ha sostenuto il parlamentare dell’Sds, Andrej Kosi.
Una “doppietta” referendaria che difficilmente diventerà realtà, ha tuttavia anticipato l’agenzia slovena Sta, ricordando che il Parlamento con alta probabilità casserà le proposte; ma nondimeno sono tutti segnali dell’iperattivismo di Janša e dell’Sds, che pregustano il ritorno al potere puntando su proposte di destra e populismo spinto. Va in questa direzione anche l’iniziativa parlamentare firmata Sds per emendare il Codice penale e vietare in Slovenia, sul modello ungherese, contenuti che «promuovano o descrivano deviazioni dall’identità sessuale corrispondente al sesso alla nascita, cambiamenti di sesso o omosessualità». Si tratterebbe di una misura pensata per «la sicurezza dei bambini», hanno aggiunto i promotori, specificando che i minori andrebbero protetti «dalla propaganda ideologica Lgbt e del marxismo culturale», ha spiegato Branko Grims, dell’Sds.
Gli accenti sempre più marcati da destra populista “à la Orban” sono stati confermati ieri anche in piazza a Lubiana, dove l’Sds ha lanciato la corsa verso le Europee con una grande manifestazione, riassunta dallo slogan «Basta!» Golob, protesta contro chi «vuole distruggere la nostra patria», la chiamata a raccolta «per una nuova primavera slovena» dell’Sds cui ha risposto una gran folla, arrivata con cartelli, anche di cattivo gusto, contro il premier. «Il governo di incompetenti» se ne vada, ha arringato infine Janša, con cravatta giallo-blu, i colori Sds. Chiedendo «elezioni anticipate, l’unica soluzione» ai problemi che secondo l’attuale opposizione – e Nuova Slovenia (NSi) ha detto giovedì di concordare - frenerebbero il Paese.