Lasciate il cervo Isaia a Cortina

C’era un cervo che s’aggirava per il centro di Cortina, da tempo, ormai lui conosceva la gente e la gente conosceva lui. Era stato fotografato infinite volte mentre slappava qualche frutto dalle mani dei turisti, e i turisti si facevano dei selfie. Il suo luogo preferito era il mercato e nel mercato cercava le cassette della frutta. Gli avevano dato perfino un nome, si chiamava Isaia.

La gente lo amava. La prova sta nelle tante foto in cui l’animale incede tra le case, e la gente gli fa strada, felice. Nei giorni scorsi, però, si sono intromesse le cosiddette autorità, che han preso l’animale, l’han caricato su una camionetta, l’han portato nel fitto del bosco e lì l’han mollato. Per dire: «Ognuno a casa propria».

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Le autorità sostengono che un cervo è pur sempre un animale selvatico e quindi pericoloso. Ma non si tratta di dormirci insieme. Si tratta di sopportarlo nei paraggi e d’incontrarlo. È bello vedere un cervo per le strade intorno a Cortina, il paesaggio intorno fa venir voglia di veder cervi, un dialogo del tipo: «Ho camminato attraverso l'Ampezzano», «E hai visto qualche cervo?», «Due», sarebbe un dialogo felice, cioè prova di un felice rapporto uomo-natura.

Non mi consola la visione del mondo che sta nella mente dell’autorità che s’è affrettata a prendere questo cervo e farlo sparire. Ma sul rapporto tra chi amministra Cortina e gli animali ho il dente avvelenato da tempo.

Ero un tenente degli alpini da queste parti, e quando dovevamo attraversare Cortina con i muli il sindaco ci pregò di farlo di notte, perché i muli sporcano. Quando però tornammo dal campo estivo, il sindaco di Cortina ci pregò di arrivare in pieno giorno e sfilare in parata coi nostri scarponi per la città, per la gioia, gli applausi, e le foto, dei turisti. Fosse stato per me, avrei rifiutato. Chi non mi vuole non mi merita.

Se capitasse più spesso che nell’Ampezzano si vedesse qualche cervo, l’habitat sarebbe più bello, perché il cervo è un animale che imbellisce l’ambiente.

C’è un film sulla regina Elisabetta che la mostra mentre s’aggira per la sua vasta tenuta forestale, e a un certo punto incontra un cervo, la regina è austera ma il cervo ha una sontuosa sequenza di palchi sul cranio, la maestà lo guarda ammirandolo e alla fine esclama: «Tu sei uno... splendore». Immagino quanto gli sceneggiatori si siano torturati su quella parola, “splendore”. È la parola giusta. Insostituibile.

Dunque la domanda diventa: perché nascondere uno splendore nel paesaggio che circonda Cortina?