La parola “antifascisti” scatena lo scontro in Consiglio comunale a Trieste
TRIESTE I toni si sono accesi fin dalle prime domande di attualità, ma sono definitivamente esplosi solo in notturna, una volta arrivati alla fine della seduta. È bastata la richiesta di inserire esplicitamente la parola «antifascisti» in una mozione di Fratelli d’Italia sul 25 aprile a scatenare una sfuriata tra il consigliere meloniano Gabriele Cinquepalmi e il municipalista Kevin Nicolini, culminata tra urla, accuse di essere «fascisti» e l’uscita dall’aula del consigliere di Adesso Trieste.
La mozione di Cinquepalmi chiedeva al Consiglio comunale di inviare «massima solidarietà» al presidente della Regione Massimiliano Fedriga e al sindaco Roberto Dipiazza, alle forze dell’ordine e ai giornalisti, «coinvolti nei cori offensivi dei partecipanti al corteo non autorizzato del 25 aprile».
Cori che per il meloniano contenevano «minacce», «bestemmie» e «l’augurio di morire a un ministro della Repubblica». Una mozione «scritta male», sostiene Nicolini, annotando «la totale assenza di ogni riferimento al fatto che la Liberazione sia stata dal “nazifascismo”». Da qui la richiesta del consigliere di At, tramite due emendamenti, di «inserire il riferimento al nazifascismo e ribadire il valore antifascista della nostra costituzione».
L’emendamento («affatto irragionevole: dovrebbe essere una cosa scontata», ribadisce l’opposizione) è stato tuttavia rifiutato, con Cinquepalmi che reputa «l’aggiunta non necessaria, dal momento che si sa già per cosa sia la Festa della Liberazione»: anzi «non c’è niente di più fascista – ha affermato, rivolgendosi a Nicolini – che richiedere di aggiungere qualcosa che non c’entra». Non solo: «Come se non fosse sufficiente, con tono minaccioso e condotta violenta, mi è stato intimato in conclusione di andare in gulag», racconta Nicolini.
Parole immediatamente – e duramente – condannate dal centrosinistra, che compatto ha subito espresso solidarietà a Nicolini. Una «miseria culturale, umana e politica», commenta il consigliere di At, precisando come «davanti a tale comportamento non sia neanche scattato un richiamo d’ordine: un fallimento istituzionale». —