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Giornata mondiale contro l’Aids: l’Hiv non si arrende. Complici (anche) i tagli di Trump

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La Cenerentola di sempre: la prevenzione
Sette persone si infettano ogni giorno con il virus Hiv in Italia. Nel 2024 sono state diagnosticate, fino ad oggi, 2379 nuove infezioni destinate ad aumentare con i ritardi di notifica. L’87,6% di costoro si sono infettati per via sessuale e la grande maggioranza ha scoperto di essere Hiv positiva solo quando il sistema immunitario era già fortemente compromesso, appena prima o contestualmente alla diagnosi di Aids conclamato. Le diagnosi di Aids nel 2024 sono state 450, in calo rispetto alle 613 del 2023, mentre i decessi nel 2022, ultimo dato disponibile, sono stati 493 in aumento sul 2021.

Il numero di persone che vive con l’infezione da Hiv in Italia è stato stimato essere intorno a 150mila (130.000-170.000). Dietro questi freddi numeri ci sono le storie personali di migliaia di persone e le conseguenze delle scelte dei governi. Innanzitutto, l’assenza da diversi anni di qualunque campagna di prevenzione, in un contesto nel quale è stata messa al bando ogni forma di educazione alla sessualità e all’affettività. Il risultato è che i giovani nulla sanno dell’Hiv e che gli adulti ritengono l’Aids un capitolo del passato; con conseguenze anche per le casse pubbliche, considerato che le persone infettatesi dovranno stare in terapia farmacologica tutta la vita con farmaci forniti dal Servizio Sanitario Nazionale.

La PrEP, un’opportunità sottoutilizzata
La riduzione delle nuove infezioni, in particolare tra le persone che conducono una vita segnata da comportamenti a rischio, sarebbe possibile attraverso una corretta diffusione e informazione sulla Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) che consiste nell’assumere farmaci anti-Hiv da parte di persone Hiv-negative, che hanno un significativo rischio di venire in contatto con l’Hiv; tale terapia riduce fortemente il rischio di contrarre l’infezione. Da maggio 2023 la PrEP rientra tra i farmaci rimborsabili dal Ssn.

Le diagnosi tardive facilitano la diffusione del virus, molte persone non sanno di essere positive. E’ necessario favorire l’accesso al test, gratuito e in anonimato come prevede la legge, con strategie comunicative in grado di superare la paura dello stigma, il timore dei giudizi altrui e le barriere linguistiche. A questo scopo molto utili sono le campagne realizzate dalle associazioni e l’offerta del test da parte delle unità di strada: il 13% di coloro che nel 2024 hanno avuto la diagnosi di sieropositività hanno scoperto la loro condizione proprio attraverso test realizzati in ambiti informali. Come ricorda la Lila, una diagnosi precoce è oggi ancora più utile del passato perché disponiamo di terapie antiretrovirali in grado non solo di bloccare l’evoluzione dell’infezione, ma anche di ridurre la quantità del virus presente nell’organismo ad un livello tale da rendere impossibile la trasmissione in rapporti sessuali non protetti. È ciò che in ambito scientifico viene definito U=U, Undetectable equals Untrasmittable: se il virus, grazie alle terapie, non è più rilevabile nel sangue allora non può nemmeno essere trasmesso.

Le conseguenze delle scelte di Trump
Secondo i dati forniti dall’UnAids, il programma delle Nazioni Unite contro l’Aids, sono 40,8 milioni le persone viventi con l’infezione da Hiv e tra queste nove milioni non sono in terapia, mentre 1,3 milioni sono coloro che si sono infettati nel 2024. UnAids ha scelto come slogan per il 2025 “Superare le interruzioni, trasformare la risposta all’Aids”. Infatti “la crisi dei finanziamenti del 2025 ha sconvolto la risposta all’Aids, con massicce interruzioni nella prevenzione dell’Hiv e nei servizi gestiti dalla comunità, in particolare per i più vulnerabili”. Le brusche riduzioni degli aiuti internazionali per l’Hiv nel 2025, provocati dalla decisione di Trump di tagliare i programmi di cooperazione internazionale e dall’aumento generalizzato delle spese militari, che hanno diminuito i contributi dei Paesi donatori, hanno fortemente ridotto i finanziamenti.

Vari ricercatori, come riportato nella mia newsletter Diritti in Salute, hanno valutato le conseguenze del disimpegno Usa. Cifre impressionanti: nei prossimi cinque anni si verificherebbero oltre 14 milioni di morti altrimenti evitabili e molte di queste dipenderebbero proprio dal virus Hiv.

L’obiettivo del 95%-95%-95% resta un sogno
Il mancato raggiungimento degli obiettivi stabiliti nella Strategia globale contro l’Aids per il 2030 potrebbe comportare 3,3 milioni di nuovi contagi da Hiv tra il 2025 e il 2030, rendendo difficile il raggiungimento, entro tale data, dei più importanti obiettivi indicati dall’agenda Onu in materia di salute (SDGs): zero nuove infezioni, zero decessi per Aids e il raggiungimento del “95-95-95” che doveva essere raggiunto entro la fine del 2025. Tale traguardo prevede che almeno il 95% di tutte le persone con Hiv sia reso consapevole del proprio stato sierologico, che tra loro il 95% acceda alle terapie antiretrovirali e che il 95% di chi è in terapia raggiunga la soppressione sierologica.

L'articolo Giornata mondiale contro l’Aids: l’Hiv non si arrende. Complici (anche) i tagli di Trump proviene da Il Fatto Quotidiano.















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