La dura realtà della deindustrializzazione avvertita in Germania
I piani per costruire rapidamente industrie europee di difesa che sostituiscano gli acquisti su larga scala di mezzi militari dagli Stati Uniti sono imponenti sulla carta, ammontando a centinaia di miliardi di euro. Ma trasformare le proposte in prodotti militari reali si rivelerà difficile, poiché l’Europa non dispone né dell’acciaio, né delle terre rare, né dell’elettronica necessari per farlo. L’UE importa il 98% dei suoi elementi di terre rare dalla Cina, senza alternative disponibili per gli anni a venire. Inoltre, la Cina ha recentemente imposto la condizione che le esportazioni non vengano utilizzate per la produzione militare.
Nel caso della Germania, il disinvestimento nelle infrastrutture e la deindustrializzazione, imposti non dalla Russia o dalla Cina, ma dai vari governi tedeschi, hanno raggiunto proporzioni allarmanti. Da oltre 30 anni, la costruzione di abitazioni residenziali è diminuita a tal punto che oggi mancano almeno 4,5 milioni di alloggi a prezzi accessibili. Le normative ambientaliste radicali e l’abbandono di risorse energetiche efficienti come il nucleare, il carbone e il gas naturale russo hanno reso l’edilizia così costosa che nemmeno gli inquilini con un reddito medio possono pagare i canoni d’affitto dei nuovi edifici. L’ultimo governo ha annunciato un programma di costruzione di 400.000 nuove abitazioni all’anno, ma entro la fine di quest’anno ne saranno completate non più di 180.000. Anche la costruzione di nuovi edifici commerciali è in calo, a causa dell’eccesso di offerta di spazi non affittati.
Presi in ostaggio dai sogni irrealizzabili di milioni di auto elettriche che sostituiscano quelle a motore endotermico, i dirigenti del settore automobilistico tedesco hanno chiuso gran parte della produzione tradizionale per passare a modelli che non si vendono a causa dei prezzi proibitivi e della diffidenza dei consumatori. Va ricordato che alcuni anni fa era stato previsto che la transizione dai veicoli con motore endotermico alle auto elettriche avrebbe causato la perdita di 300.000 posti di lavoro, e che 50.000 erano già stati tagliati nel 2024, con ulteriori tagli previsti per quest’anno. Ogni singolo posto di lavoro presso le principali case automobilistiche corrisponde a 2-3 posti di lavoro nelle aziende fornitrici. La produzione automobilistica è il settore industriale leader in Germania.
Nello stato occidentale del Nord Reno Westfalia, un tempo cuore della produzione industriale pesante (“capitalismo renano”), la grave deindustrializzazione ha fatto sì che le città abbiano perso le entrate fiscali necessarie per finanziare la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture di base: trasporti pubblici, alloggi, approvvigionamento idrico, trattamento delle acque reflue, scuole, ospedali e così via. Il 19 novembre, il sindaco di Essen, Thomas Kufen, ha lanciato l’allarme avvertendo che delle 396 città e comuni dello stato, solo 10 non sono in bancarotta.
