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Short Track, ode a Pietro Sighel. L’impresa di Dordrecht certifica il suo talento e la sua grandezza

Quest’oggi, primo giorno di dicembre 2025, è doveroso spendere due parole per Pietro Sighel e celebrare un atleta misconosciuto dal “grande pubblico”, pur essendo tra i migliori del mondo nella sua disciplina. Anzi, diciamo tranquillamente il numero 2 dell’orbe terracqueo, avendo chiuso la classifica generale del World Tour (il massimo circuito dello short-track) alla piazza d’onore.

Lo short-track è uno sport la cui visione è purtroppo stata distorta alle nostre latitudini dal delittuoso modo in cui, più di vent’anni fa, una trasmissione satirica sulla TV generalista diede risalto alla vicenda di Steven Bradbury ai Giochi olimpici di Salt Lake City 2002. Da allora, il “grande pubblico” ha una concezione totalmente scollegata dalla realtà di una disciplina spettacolare, difficilissima e dall’alta aleatorietà.

Proprio per questo, Pietro, figlio d’arte di Roberto Sighel (mostro sacro dello speed-skating azzurro) merita risalto il giorno dopo essersi imposto nella classifica di specialità dei 1.000 metri dell’ISU World Tour, ossia l’equivalente della Coppa del Mondo dello short-track. Sempre di massimo circuito internazionale si parla, seppur con un nome diverso.

In precedenza, solo Fabio Carta aveva saputo fare altrettanto nel settore maschile. L’oggi quarantottenne piemontese vinse la classifica di specialità dei 500 metri nell’inverno 1998-99 (proprio nei mesi in cui Pietro veniva concepito, avendo visto la luce nel luglio del 1999), ripetendosi poi sui 1.500 metri nel 2002-03.

A Dordrecht, dove si è disputata l’ultima tappa stagionale, Sighel correva con una pressione enorme addosso. Doveva guardarsi da due canadesi, compreso l’uomo da battere della disciplina William Dandjinou e il pericolosissimo Steven Dubois, un martello in termini di rendimento. Ha gestito al meglio la situazione, non ha tremato, ha pattinato come doveva pattinare e ha tenuto a bada i due nordamericani.

L’elevata pressione e la rovente temperatura sono ciò che trasforma il carbonio in diamante nelle profondità terrestri. Ce ne sarà parecchia, di pressione, a febbraio; e farà caldissimo a Milano, dove si assegneranno le medaglie olimpiche. Però se ne parlerà a tempo debito e ci si penserà tra due mesi abbondanti. Oggi bisogna festeggiare il ventiseienne trentino, che ieri ha coronato un’impresa.

Vincere una classifica di specialità nello short-track maschile attuale, dove il livello è altissimo, è un conseguimento più che notevole. Chiudere secondo la classifica generale, come ha fatto l’azzurro, vale forse ancor di più.

Sighel ha testimoniato concretamente ciò che si può percepire guardando le gare. Questo ragazzo non ha solo una padronanza dei pattini fuori dal comune, ma è anche dotato di una scintilla dentro di sé, quella che permette di fare la differenza quando più conta.

Non c’è alcuna garanzia di successo, nello short-track. La linea di confine fra Trionfo e Disastro è sottile, dello spessore pari a quello della lama di un pattino. Certezze non ne esistono in questa disciplina. L’unica sicurezza è che Pietro è un atleta eccezionale, capace di emergere in uno sport in cui si gareggia perennemente con il coltello tra i denti.

L’esito delle competizioni, soprattutto nello short-track, è talvolta figlio degli episodi. Quelli possono fare la differenza tra un successo epocale e una bruciante disfatta. Proprio per questo la classifica di specialità, che tiene conto di più risultati, rappresenta il certificato di qualità sul talento e il valore di ognuno. Poi, la gara secca (come quelle che assegneranno le medaglie a Milano), può assumere contorni inaspettati.

Quali saranno quelli delle prove olimpiche 2026? “Non c’è più nulla di lontano del domani” recita un proverbio boemo. Quindi, se ne parlerà a febbraio. Oggi si sorride e ci si toglie il cappello di fronte a Pietro Sighel, per il quale si può legittimamente parlare di caratura, ossia l’unità di misura delle gemme. Zaffiro, topazio o acquamarina? Scelga il lettore, il minimo comune denominatore è l’azzurro.















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