“Crack, alcol e ansiolitici insieme, stiamo sottovalutando un’emergenza”: il 25% dei giovani fa uso multiplo di sostanze, l’allarme degli esperti e i dati che raccontano un disagio profondo
Poco prima di Natale, una buona notizia per la lotta alla dipendenza da nicotina: l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha approvato la rimborsabilità del farmaco Regicar, a base di un alcaloide naturale, la citisina. Il lancio avverrà in primavera. Ma purtroppo quella da nicotina non è l’unica dipendenza: ce ne sono molte altre, che interessano parecchi giovani, come evidenziato a novembre dal X congresso nazionale della SI.Pa.D. (Società Italiana Patologie da Dipendenza). Dalla cannabis alla cocaina e alle amfetamine, passando per sostanze legali come alcol e fumo fino all’abuso di psicofarmaci senza prescrizione medica (e senza dimenticare il gaming): il policonsumo interessa ormai il 25% dei giovani tra 15 e 19 anni, secondo il report 2025 dell’ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs). Ma se in precedenza erano i maschi a cadere più facilmente nella trappola, ora sempre più ragazze sono attratte da fumo, alcol, psicofarmaci e gioco d’azzardo.”Sono dati che ci parlano di un profondo disagio che riconosce cause sociali e fragilità individuali delle quali dobbiamo tenere conto”, osserva la dott. Sarah Vecchio, Direttore S.C. Ser.D. ASL Novara e membro del Direttivo Nazionale SI.Pa.D. “Occorre dare la giusta attenzione alla diffusione del policonsumo tra i giovani perché si tratta di una malattia che inizia in età precoce. Servono approcci per la cura e la prevenzione”. Perché oggi i nemici sono aumentati e, avvertono gli esperti, a volte c’è una pericolosa normalizzazione del consumo. È dunque cruciale sensibilizzare la popolazione sulla dipendenza come patologia cronica, complessa e recidivante, ma comunque curabile.
Nuove sfide sociali e sanitarie
Crescono a livello globale tipologie di sostanze e consumatori. “Cambia la società, cambiano le dipendenze. In Italia, negli anni ‘70 c’erano soprattutto allucinogeni e cannabis; negli anni ‘80 è arrivata l’eroina, poi è toccato alla coca e oggi al crack”, spiega la dott. Vecchio, specificando che coca e crack “sono due forme diverse della stessa sostanza e hanno lo stesso principio attivo. La prima è sniffata o iniettata, il secondo scaldato e inalato; così il cervello viene raggiunto prima e aumenta la dipendenza”. Il crack è molto diffuso, anche grazie ai prezzi bassissimi. “Bastano pochi euro – la paghetta di un ragazzo – per acquistare una dose, perciò la sostanza diventa attrattiva per i consumatori con bassa disponibilità economica”.
Ma dai dati epidemiologici, tanto italiani quanto globali, risultano in diffusione anche altre sostanze, come gli ansiolitici e le nuove sostanze psicoattive. “Sono tutte sostanze chimiche molto più potenti di quelle classiche, di cui mimano gli effetti: quindi sedativi, stimolanti e oppioidi più potenti. Le classi più note sono i cannabinoidi sintetici e i catinoni sintetici”, spiega l’esperta. “Il loro consumo è difficilmente stimabile. Vengono spesso consumati inavvertitamente perché usati per adulterare le sostanze classiche che poi vengono spacciate per strada, ma sono pure ricercati di proposito. Sono sostanze molto facilmente producibili in laboratori clandestini, che si stanno diffondendo in tutta Europa, ma arrivano anche da Cina e India”.
I segnali di pericolo
Le conseguenze per i giovani consumatori sono enormi: tra l’altro, difficoltà a scuola e nei rapporti sociali, maggior rischio di disturbi mentali (come ansia e depressione), sesso non protetto e gravidanze indesiderate. Poi ci sono naturalmente gli effetti a lungo termine, anche gravi, sulla salute psicofisica. Cosa possono fare i genitori per proteggere i figli? “Il funzionamento normale dell’adolescente comprende scuola, rapporti con gli amici, impegni extrascolastici come musica o sport. Se prima il comportamento è compatibile con l’età e poi si presentano problemi in questi ambiti, allora potrebbe essersi instaurata una dipendenza”. Del resto, l’adolescenza è una fase di transizione delicata, durante la quale il giovane cerca di costruirsi un’identità separata da quella dei genitori, ma ad esempio se la famiglia è troppo presente o troppo assente il processo si può bloccare e cresce il rischio di rifugiarsi in una droga. “La sperimentazione e l’autoterapia sono tipiche dell’adolescenza. Anche l’emulazione può entrare in gioco”. E qui si inseriscono i social, che rendono labile il confine tra virtuale e reale.
Attenzione poi alle ragazze. “La forbice per alcune dipendenze si va riducendo tra maschi e femmine”, avverte la dott. Vecchio. Nella donna, vari fattori facilitano e aggravano le dipendenze: in primis “l’effetto telescopico”, che amplifica la reazione del cervello alla sostanza; il resto lo fanno gli ormoni. Così le dipendenze si sviluppano più in fretta e sono più gravi.
Guarire si può
“Le patologie da dipendenza sono complesse e possono comportare anche fattori genetici, ma non esistono predestinazioni. Su di esse influiscono anche l’ambiente e l’enorme disponibilità di sostanze”, sintetizza la dott. Vecchio. Ma per prevenire le problematiche la famiglia – il cui ruolo, come abbiamo visto, è determinante – può far molto, con l’aiuto dei Servizi per le Dipendenze (Ser.D.), che “sono fondamentali nel sistema sanitario, offrendo un approccio multispecialistico che copre tutte le fasi del trattamento, dalla prevenzione alla riabilitazione, con un forte lavoro multidisciplinare”. E può fare la differenza anche abbandonare la sigaretta, che pure può sembrare una bagatella rispetto a una droga illecita. Secondo un recente studio americano, chi smette di fumare ha una probabilità superiore del 42% di liberarsi da altre dipendenze. Un percorso certo difficile, ma assolutamente da intraprendere per il proprio futuro.
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