Rassegna stampa – Alcaraz alza il tiro; Darderi punta all’eccellenza
Alcaraz alza il tiro (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Una carrellata su Instagram con tutti i trofei raccolti quest`anno, compresi quelli dello “sconfitto”. Qualcuno di loro, come il piatto di Wimbledon, ha già preso posto sulla mensola in cucina, altri avranno collocazioni più nobili. Uno, però, ancora manca alla collezione di Carlos Alcaraz: quello dell`Australian Open. Sinner ne ha già sistemati due a casa dei genitori, ma Carlos sta lavorando sodo perché a Sesto Pusteria non ne arrivi un terzo. Completare la collezione ed entrare tra gli otto che hanno centrato il Grande Slam di carriera nella storia del tennis è il primo obiettivo segnato sul calendario del 2026 per lo spagnolo. Il terremoto causato dal divorzio tra lui e lo storico coach Juan Carlos Ferrero, che lo ha cresciuto e portato alla vittoria di sei Slam oltre che ad essere, nel 2022, il numero 1 più giovane al mondo con i suoi 19 anni e 4 mesi, non sembra al momento aver scombussolato i piani di Alcaraz. Lo spagnolo sui video dei tifosi che circolano sui social appare sorridente e rilassato. Accanto a lui c`è sempre Samuel Lopez, arrivato nel team a dicembre dello scorso anno e ora a capo del progetto tecnico. Per alzare il tiro e provare subito a mettersi in tasca il primo Slam della stagione accendendo anche la corsa al Grande Slam, Alcaraz ha lavorato tanto sulla parte tecnica. Ha destato molta curiosità il video di Lopez che sostiene un piccolo canestro mentre il numero 1 al mondo prova il lancio di palla. Un esercizio che è stato proprio introdotto da Lopez quando ha iniziato a lavorare con più continuità con Carlos. Nell`ultimo anno, il servizio dello spagnolo è migliorato sensibilmente, e per crescere ancora sul colpo di inizio gioco, il coach sta affinando un movimento “alla Djokovic”. Ora nella preparazione al servizio Carlos alza la palla all`altezza del petto, quasi della gola, con un movimento molto simile a quello del serbo campione di 24 Slam. Un cambiamento quasi impercettibile, ma pur sempre qualcosa di inedito rispetto alla sua meccanica nell`arco del 2025. Un movimento che porta a una maggiore fluidità della battuta a partire dal lancio di palla e che sarà metabolizzato e introdotto sicuramente nella stagione che sta per iniziare. L`altro aspetto tecnico su cui il murciano ha lavorato in maniera approfondita durante gli allenamenti della off season è il rovescio. Alcaraz, infatti, già negli ultimi mesi era intervenuto sulla meccanica del suo cosiddetto “punto debole”, sempre che di debolezza si possa parlare trattando gli aspetti del gioco di Carlos. Nel passato il gesto appariva meno naturale, con la racchetta alta in preparazione e una discesa non troppo veloce verso l`impatto con la palla, e una posizione delle mani che non gli permetteva di scaricare tutta la potenza di cui è capace. […] Adesso lo spagnolo ha un colpo che fa più male e che incide molto di più quando arriva il momento di chiudere lo scambio. In questo modo, anche il braccio di ferro con Sinner su quella diagonale è diventato per lui meno duro da sostenere. Il gioco del fenomeno è in continua evoluzione, un pezzo dopo l`altro, come in un mosaico prezioso. Per fare questo è necessaria la massima fiducia nelle persone con cui si lavora, e il rapporto con Samuel Lopez è più che mai solido anche se non si esclude che possa arrivare qualche super coach a fare da consulente. […]
Darderi: “Punto all’eccellenza nel nome di Del Potro” (Carlo Galati, Libero)
Numero 26 del mondo, tre titoli ATP vinti nel 2025, Marrakech, Bastad e Umago, e una presenza ormai stabile nel nobile scacchiere del tennis: il 2025 di Luciano Darderi è stato l`anno dello scatto, quello in cui i risultati gli hanno dato continuità, credibilità. Una stagione costruita dopo un avvio difficile, fatta di lavoro silenzioso e crescita mentale. Lo abbiamo raggiunto in Argentina, dove sta preparando la nuova stagione. […] In queste ore è arrivata la notizia della nuova collaborazione con Guillermo Perez Roldan. Il team resta strutturato attorno a papà Gino e a Giuliano Basile, con Perez Roldan che lavorerà sul perfezionamento tecnico.
Come vivi questa scelta?
Con grande entusiasmo. Il gruppo di lavoro resta solido, con mio papà come riferimento quotidiano e Giuliano che mi segue in ogni dettaglio. Guillermo porta un bagaglio di esperienza enorme: qui in Argentina stiamo lavorando su aspetti tecnici molto specifici.
Qual è il 1° ricordo legato al tennis?
Mio padre Gino è stato un buon giocatore e il tennis è sempre stato parte della mia vita. A tre anni avevo già una racchetta in mano. […]
Avevi un mito, qualcuno a cui ti ispiravi?
Juan Martín Del Potro. Il mio tennis è diverso, ma la sua forza mentale e la capacità di restare competitivo mi hanno sempre colpito.
Se racconti il tuo 2025 con le sensazioni e non con i risultati, che anno è stato?
Un anno molto intenso. Iniziato malissimo, con l`influenza ad Auckland e agli Australian Open. Dal Challenger di Napoli è cambiato tutto: lì ho ritrovato fiducia.
C`è stato un momento preciso in cui hai capito di essere cresciuto?
Sì, proprio dopo quei mesi difficili. Ho capito che dovevo guardarmi dentro, accettare il momento e continuare a lavorare senza farmi condizionare dai risultati immediati.
Le vittorie sul rosso cosa hanno portato?
Mi hanno dato la conferma di poter esprimere il miglior tennis quando conta davvero, di potermi fidare di quel che faccio in campo.
Quanto oggi contano pazienza e gestione dei momenti chiave rispetto al passato?
Sono momenti fondamentali. Spesso le partite si decidono per pochi punti. L`obiettivo è focalizzare l`attenzione su quelli importanti.
Ti sei allenato di recente con Jannik Sinner a Dubai: che esperienza è stata?
Molto stimolante. Con Jannik mi trovo benissimo. Confrontarmi con lui mi aiuta a capire dove devo migliorare.
Sul veloce senti di avere ancora margini?
Certo. È una superficie su cui devo crescere molto e stiamo lavorando proprio per questo.
La Davis che posto ha nella tua mente?
Un posto speciale. Vestire la maglia dell`Italia è sempre un onore. Se arriverà la chiamata del capitano Volandri, sarò pronto.
Guardando al 2026, preferisci parlare di classifica o di qualità del gioco?
Qualità del gioco. Se giochi bene con continuità, la classifica arriva da sola. […]
L’Oscar va a Sinner! (Diego De Ponti, Tuttosport)
Un uomo solo al comando. Jannik Sinner si prende l`Oscar di sportivo dell`anno, secondo le valutazioni e le votazioni dei giornalisti di Tuttosport, con largo margine su tutti gli altri. Il secondo, Tadej Pogacar, è lontano 55 lunghezze. Un abisso che dimostra quanto sia profondo il segno lasciato dal campione altoatesino nello sport quest`anno. Eppure quello che ci stiamo lasciando alle spalle è stato un anno da urlo con tanto sport e tanti campioni che hanno scritto pagine indelebili, qualche volta anche la storia. Qui si sono intrecciate due direttrici forti. Da una parte un occhio privilegiato per lo sport azzurro con tutte le sue imprese, dall`altra il resto del mondo. Ha prevalso il nostro Sinner e non è stato solo per motivi di campanile. Jannik ha fatto qualcosa di eccezionale: la vittoria nell`inarrivabile torneo di Wimbledon è un fatto storico. Scrive in questi giorni Mauro Berruto, uomo di sport e fine intellettuale, che “l`altoatesino ha cambiato con quel successo il paradigma dello sport italiano“. Nulla di più vero. Con quel successo l`Italia dello sport entra nel tempio al quale da un po` bussava alle porte. A contendere lo scettro a Sinner non poteva che essere lo sloveno Tadej Pogacar, che detta legge nel ciclismo di questi anni. […] Colpisce l`assenza nei primi dieci delle nazionali azzurre di tennis. Troviamo al sesto posto Lorenzo Musetti, ma con soli 12 punti. Eppure il team tricolore, privo di Jannik, ha fatto l`impresa confermandosi in Coppa Davis. Non era facile e non era scontato. Bravi gli azzurri e brava la Federazione che ha coltivato una generazione di grande talento, che ci pone in una dimensione nuova nel panorama del tennis. […]
“Ho allenato Sinner e Djokovic, ballavamo sui tavoli” (Massimo Calandri, La Repubblica)
È l`italiano che ha vinto più Slam. «Undici o dodici. Ho perso il conto». Marco Panichi, 52 anni, preparatore atletico: per 7 stagioni uomo di fiducia di Djokovic, poi a fianco di Sinner dopo il pasticcio Clostebol e fino alla vigilia dell`ultimo Wimbledon, prima ancora con Fognini, Francesca Schiavone e tanti altri tennisti di altissimo livello. Ora è a Montecarlo: allena Rune, il talento danese che sta recuperando dopo la rottura del tendine di Achille. E collabora al progetto PL Management, per «aiutare ragazzi italiani e stranieri che vogliono fare un salto di qualità» (la base è al Forum Sport Center di Roma). «Il segreto, campioni o meno, è sempre lo stesso: far accettare i sacrifici più grandi con allegria. Come fosse un gioco. Perché la vita è bella, e vale la pena sorridere sempre».
Uno pensa alla maniacale attenzione per l`aspetto fisico di Novak. O alla straordinaria condizione di Jannik un anno fa a Melbourne, alla maratona del Roland Garros. Come si fa ad accompagnarli in percorsi così?
Lavorando duro, ogni giorno. Con fantasia, perché la ripetitività non funziona. Bisogna cambiare, con leggerezza. Uscendo dalla palestra, trasformando la routine in un gioco. Facendo un po` di tutto: canoa, pattinaggio su ghiaccio, equitazione. Fino a ballare sui tavoli o cantare al karaoke, se serve.
Sinner che balla sui tavoli è abbastanza sorprendente.
Una premessa importante: del mio rapporto con Jannik non posso parlare, per ragioni contrattuali. Non faccio nomi. Dico che in generale, ad alcuni atleti certe “improvvisazioni” possono servire per imparare a gestire le emozioni.
Pure Djokovic che si allena col karaoke fa una certa impressione.
No, non c`era bisogno: Novak sulla gestione delle emozioni è sempre stato avanti anni luce. Tra balletti e imitazioni, in molte occasioni dovevo fermarlo.
Quella col serbo è stata una grande avventura.
È scattato un clic, siamo entrati in una connessione umana fortissima. Non ho mai conosciuto nessuno così curioso, avido di conoscere e restituire. La sua grandezza stava nel condividere: tu davi delle indicazioni e lui le metabolizzava col suo codice. Si cresceva entrambi. Aveva una disciplina e una cura per i dettagli ossessive. Ogni volta voleva provare qualcosa in più: ricordo certe serate, esausti però felici.
Peccato non possa parlare di Jannik.
Una cosa credo di poterla dire: i tre mesi della sua squalifica sono stati uno dei momenti più belli della mia vita professionale. Abbiamo lavorato a fondo, sempre divertendoci e scambiando molte cose con grande rispetto.
Lui e Alcaraz saranno di un altro pianeta anche quest`anno?
Hanno una marcia in più: ma sono consapevoli che per restare davanti non si possono distrarre un solo giorno. Perché anche gli altri fanno passi avanti. Devi essere sempre al top: fisicamente e mentalmente. Non è semplice. […] Ripenso a certi programmi di allenamento di 15 anni fa, e mi scappa da ridere. La scienza e i materiali hanno cambiato il tennis, ma anche tutte le altre discipline.
Chi sono i migliori atleti con cui ha lavorato?
Vengo dall`atletica leggera (due titoli italiani nel salto in lungo, un personale di 7.42, ndr): il tennista deve essere come un bravo decatleta, non troppo resistente o esplosivo. Una via di mezzo. Novak e Jannik sono fisicamente i più adatti. Ma a livello di capacità atletiche, Fognini era impressionante. Come Rune: non puoi “fregarlo” con una smorzata. È un piacere vedere come si muove Jasmine Paolini: ha una forza incredibile. Le gambe di Iga Swiatek sono le migliori del circuito. Pure Emma Navarro ha grandi potenzialità. […]
Il doping nello sport.
Un gran pericolo: moralmente, e per le ripercussioni sul fisico degli atleti. Ma nel tennis ci sono così tanti controlli che stento a credere che qualcuno possa truccare le carte. Meglio lavorare sodo, ogni giorno. Con la fantasia. E il sorriso.
