L’ascaro Verdini
Ha ragione Angelino Alfano quando dice che il governo Renzi sta facendo una politica di centrodestra. L’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa è una delle battaglie simboliche di Silvio Berlusconi: pareggiò (quasi) le elezioni con Romano Prodi del 2006 per averla annunciata nell’ultimo minuto utile dell’ultimo confronto televisivo col suo avversario. Perse e l’abolì appena vinse le elezioni del 2008. La defiscalizzazione dell’assunzione a tempo indeterminato (cuore del Jobs Act) è stata proposta dal Cavaliere nella campagna elettorale del 2013. Sempre da quelle parti vanno cercate la riduzione dell’Ires e l’aumento del contante disponibile, mentre Letizia Moratti sostiene che la riforma della scuola Boschi-Giannini è la prosecuzione della sua e le fondamenta della riforma della pubblica amministrazione firmata da Marianna Madia furono costruite tra urla e strepiti da Renato Brunetta. In realtà non si tratta di riforme di centrodestra, ma di riforme di buon senso che servono a rendere più moderno il paese e a rilanciare un pochino i consumi interni. Purtroppo per lui, Alfano assomiglia a quegli inventori di brevetti che se li vedono soffiare o pagare due soldi da una grande azienda che li sviluppa e ci si arricchisce.
Questa grande azienda si chiama Matteo Renzi. Ad Alfano resta la soddisfazione, a Renzi il business. Il ministro dell’Interno terrà alta la bandiera identitaria contro le unioni civili, ma il suo peso nella maggioranza sembra destinato ad affievolirsi. Non sappiamo quanti senatori seguiranno Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi nell’abbandono della scialuppa centrista. Sappiamo che più scende il numero dei membri di Area Popolare, più cresce il peso del gruppo di Denis Verdini.
Il senatore toscano è un diavolaccio dal cervello fino. I suoi rapporti con Berlusconi sono rimasti ottimi e mai sentirete il Cavaliere chiamarlo traditore. Quelli con Renzi sono ancora migliori. Egli è il capo dell’efficiente plotone Dubat. Durante le guerre d’Africa i Dubat erano ascari fedelissimi alla Corona italiana, truppe irregolari vestite di bianco con abbigliamento e armamento leggerissimo che gli consentiva una grande mobilità strategica. L’esercito di Renzi li tiene apparentemente a distanza (ascari sono e gli ufficiali puristi del suo partito non vogliono mischiarvisi), ma in realtà li tiene sempre pronti a rendere ininfluente la minoranza Pd e – ahimé – meno decisive le truppe di Alfano. Il quale resterà accanto a Renzi fino alla fine della legislatura e già sta facendo i conti sulla legge elettorale. In fondo, il ritorno al confronto tra coalizioni invocato dal Cavaliere e da tutti gli altri (tranne Grillo) gli sta bene fino a un certo punto.
Se la soglia di sbarramento resta infatti al 3 per cento, Alfano può portare alla nuova Camera tra i 18 e i 22 deputati. Quanti ne avevano i repubblicani o i liberali in una legislatura media della Prima Repubblica. È questo l’obiettivo del ministro dell’Interno? Una ridotta della Valtellina in attesa dell’ultimo assalto e di una onorevole resa? Non lo crediamo. E allora guardi negli occhi i suoi trenta senatori e faccia un seminario sul tema: come convincere Renzi a intestarci le nostre idee, aumentando le royalty sui brevetti che ci va scippando. Altrimenti lui potrà seminare quanto vuole, ma il raccolto sarà tutto del diabolico presidente del Consiglio…