15 minuti di celebrità? No, meglio di solitudine
Un quarto d’ora di celebrità, come diceva Andy Warhol? No. O almeno, non solo. Meglio quindici minuti al giorno in completa solitudine. Impegnati nelle attività che più di rilassano: leggere, meditare, perdersi per un momento, concentrarsi in un piccolo lavoro manuale. Possono farci stare meglio, scacciando il nervosismo e sollevandoci, per un po’, dallo stress.
Numerosi studi sono tornati nel corso degli anni sul potere salvifico di un breve ma intenso momento di solitudine. L’ultimo, per esempio, è di un paio di anni fa. Una ricerca firmata dall’università di Rochester, New York, e realizzata su 114 adulti all’epoca pubblicata sul Personality and Social Psychology Bulletin.
L’indagine ruotava appunto intorno alle reazioni di queste 114 persone, alle quali era stato chiesto di sedere da soli per un quarto d’ora a seguito di una conversazione. Questionari specifici e scientificamente validati hanno poi fatto emergere come fra chi aveva goduto di quei 15 minuti di isolamento le emozioni negative si fossero affievolite. Irritabilità o agitazione, infatti, risultavano meno intense rispetto a chi non aveva potuto godere di quei preziosi attimi.
Il punto, pareva di comprendere all’epoca e anche da altre ricerche, è che quegli effetti non derivavano dal tipo di attività in cui i volontari erano impegnati ma, semplicemente, dal tempo trascorso in quello stato mentale. Anche se, a dirla tutta, già dopo un quarto d’ora in qualcuno cominciava a emergere un accenno di solitudine, intesa in modo negativo e non più positivo. Altri 173 partecipanti sono stati invece coinvolti in un altro test e hanno trascorso 15 minuti al giorno da soli per una settimana, intervallando quella fase con un’altra settimana senza pause. Anche in quel caso, i risultati si sono allineati all’esperimento precedente: stare da soli quando si vuole intensifica la sensazione di tranquillità.
Eppure molti altri studi spiegano al contrario che la chiave della longevità e di una vita felice risiede proprio nella socialità e nell’ampiezza delle nostre reti affettive e amicali. Non sembra, in fondo, che i due aspetti si contraddicano: qualche momento quotidiano di isolamento non può certo compromettere una vita ricca di relazioni e vivace, dunque benefica, ma solo fornirle delle salvifiche fasi di sacrosanta decompressione. Sempre che la solitudine sia una scelta e non un obbligo.