Caivano, il fidanzato di Maria Paola: «Dicevano che l’avevo infettata»
«Volevamo allontanarci dalla sua famiglia. Loro ci hanno sempre ostacolati. Non volevano che stessimo insieme perché dicevano che eravamo due femmine. Ma non è vero. Io non sono una femmina. Avevo 15 anni quando ho capito di essere un uomo, mi sentivo e mi sento un uomo. E Maria Paola mi ha sempre amato come un uomo».
Ciro Migliore parla al Corriere della Sera da letto dall’ospedale in cui è ricoverato da due giorni. Sul corpo i segni dell’incidente e le botte arrivate dal fratello della sua fidanzata Maria Paola, morta dopo essere stata speronata dal fratello mentre era in moto insieme a lui. Ciro e Maria Paola si amavano da tre anni e da un mese avevano scelto di andare a vivere insieme ad Acerra, lontani dalla famiglia di Maria Paola da sempre contrari alla loro storia d’amore.
«I figli vanno accolti per come sono», racconta Rosa, mamma di Ciro mentre è seduta accanto a lui. «Io non sono mai stata contro di lui, anche se ammetto che all’inizio non ce la facevo, non accettavo la situazione. Ma poi ho capito. Se fosse stato malato sarebbe stata una tragedia, ma non questo. Lui è così e basta, e io sto dalla sua parte».
La violenza della famiglia di Maria Paola, Rosa l’ha vissuta in prima persona insieme a suo figlio. «Sono perfino venuti a casa mia. Erano in cinque, c’era il fratello della ragazza, il padre e pure altri parenti. E mi hanno minacciato. Hanno detto che se mio figlio non l’avesse lasciata se la sarebbero presa anche con me, mi avrebbero bruciato la bancarella. Ma io la denuncia non l’ho fatta».
A Ciro non è stato risparmiato niente. «Dicevano che io a Maria Paola l’avevo infettata. Non lo dicevano a me personalmente, però nel quartiere lo andavano ripetendo continuamente. Ma come si può pensare una cosa così? E come ha potuto pensare di fare quello che ha fatto?». E adesso che l’amore della sua vita è stato portato via da tanto odio, Ciro non riesce a pensare più al futuro. Questo è il tempo del dolore e l’unica cosa che vorrebbe è poterla rivedere un’ultima volta. «Vorrei ci fossi stato io al posto suo, vorrei essere morto io e non lei. Maria Paola era la donna della mia vita e non sto esagerando. Era una cosa che durava da tre anni, non da tre mesi. Noi veramente ci amavamo».