Segnaletica unica sui sentieri italiani: patto Cai-Federcammini
Quasi un nuovo codice per i sentieri e i cammini che – numerosi – attraversano anche le nostre montagne. Si parte della tabellazione. Che, in divenire, verrà uniformata a quella del Cai, dai colori rosso e bianco, rigorosamente abbinati.
Club alpino italiano e Federcammini (Federazione delle vie, itinerari e cammini italiani) hanno infatti stipulato un protocollo d’intesa triennale che ha come obiettivo l’uniformità della segnaletica dei percorsi escursionistici, la manutenzione della rete sentieristica, lo sviluppo di progetti che favoriscano e incrementino l’escursionismo su sentieri, vie e cammini come pratica sostenibile e rispettosa degli ambienti che vengono frequentati.
Le montagne venete sono solcate da una rete di 904 sentieri alpini del Cai per una lunghezza di 4200 chilometri. E tutti questi sono catalogati secondo il Codice Cai, a cominciare appunto dai colori riportati sulle tabelle, sulle rocce, sui muri dei rifugi e dei bivacchi. Poi ci sono i cammini. Un’infinità, anch’essi. Basti dire del Cammino delle Dolomiti, un giro ad anello in 30 tappe per oltre 500 chilometri di trekking tra i luoghi più significativi del Bellunese dal punto di vista storico, religioso e paesaggistico.
Il Cammino delle Dolomiti è segnalato da placchette metalliche bianche con il logo del Cammino delle Dolomiti e dalla doppia banda giallo-rossa lungo i sentieri e le strade. Quindi è distinto da tutti gli altri. Come lo è “La Via dei Papi” che da Lorenzago (Wojtyla) raggiunge Canale d’Agordo (Luciani) e che, solo in parte, è stata tabellata. Da Canale raggiunge Riese Pio X (Giuseppe Sarto).
Cai e Federcammini hanno deciso di collaborare per completare e mantenere la rete delle vie e dei cammini italiani utilizzando gli standard del Cai per la segnaletica orizzontale e verticale. Il segnavia rosso-bianco, già adottato come riferimento nelle normative di molte regioni, consente infatti di superare la babele di simboli geometrici di vario colore presenti localmente.
Antonio Montani, presidente nazionale del Cai, evidenzia che «una segnaletica chiara e uniforme su tutti i sentieri e i cammini italiani è determinante per facilitare la frequentazione dei camminatori, sia italiani che stranieri. Per questo motivo il Cai mette a disposizione la sua pluridecennale esperienza per formare tutti i volontari che si occupano della segnatura e della manutenzione della rete sentieristica».
Montani assicura che «con Federcammini, a cui ci lega una grande sintonia d’intenti, intendiamo poi lavorare insieme su un altro aspetto che ci sta a molto a cuore: il supporto e la facilitazione dell’accoglienza nelle strutture ricettive presenti lungo i percorsi escursionistici».
Il protocollo prevede, inoltre, l’elaborazione di un progetto congiunto per recuperare e valorizzare vie, itinerari storico-culturali e cammini, con particolare riferimento a quelli cosiddetti “minori”, e la possibilità di organizzare incontri e attività con le scuole, sia in aula che in ambiente, attraverso le realtà locali delle due associazioni.
In provincia di Belluno insistono metà dei sentieri regionali del Club Alpino. La sezione del Cai di Belluno gestisce 100 chilometri, quella di Feltre il doppio. Belluno anche 27 km di sfalci.
«Ho una squadra di almeno 30 uomini, sempre in uscita, ma in preparazione della stagione, cioè nelle prossime settimane, scendiamo in campo un po’ tutti, perché è una fatica immane provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria», ammette paolo Barp, presidente della sezione di Belluno. «Dobbiamo ammettere che sarebbe una fatica supplementare farci carico anche di altra rete sentieristica. Ogni anno ci competono almeno 800 ore».
In taluni casi l’intervento è davvero complesso, come è accaduto per il percorso in Val di Piero, il cui ripristino da solo è costato 400 ore. «L’itinerario era chiuso ormai da quattro anni, vi passavano solo gli animali. Immaginarsi come l’abbiamo trovato».
Ma a questo punto – chiediamo – val la pena aprire sempre nuovi tracciati? «Assolutamente no. È già uno sforzo immane garantire una condizione dignitosa per i sentieri storici, magari», osserva Barp, «frequentati per secoli, e quindi d’importanza effettiva, appunto secolare. Le forze, si sa, sono quelle che sono