Docenti di sostegno: nel Bellunese saranno le famiglie a confermare i 245 supplenti
Sono 570 i docenti di sostegno che lavorano nelle scuole provinciali a supporto di 938 studenti con disabilità certificata; 245 di questi insegnanti sono precari. Tutti coloro che hanno dei contratti a termine, secondo quanto previsto dal disegno di legge Semplificazioni, hanno la possibilità di mantenere l’incarico per l’anno successivo anche grazie alle indicazioni delle famiglie dei ragazzi disabili.
Il ministro Valditara, infatti, intende intervenire sul decreto legislativo n.66/2017 per garantire la continuità didattica degli alunni con disabilità. La proposta mira a introdurre un meccanismo che confermi, su richiesta della famiglia, il docente di sostegno (supplente al 31 agosto o 30 giugno) in servizio nell’anno scolastico precedente, ferma restando la disponibilità del posto e fatte salve le operazioni relative alle assegnazioni in ruolo.
Il testo è di quelli che fanno discutere, visto che da un lato sono sempre più introvabili i docenti di sostegno specializzati che rientrino in graduatorie specifiche da cui attingere per conferire incarichi in ruolo, mentre sono sempre di più quelli senza alcuna qualifica a cui vengono assegnate le cattedre annuali. Molti di questi vengono individuati dai singoli dirigenti scolastici tramite le Mad (Messe a disposizione), elenchi di persone senza titoli specifico che si mettono appunto a disposizione per insegnare.
La novità per molti genitori di ragazzi disabili rappresenta un deciso cambio di prospettiva: cambiare supplente ogni anno, infatti, significa dover ricominciare ogni volta daccapo, con buona pace della continuità didattica. Senza contare le difficoltà nel reperimento di supplenti di sostegno, troppe volte non assegnati dal primo giorno di scuola.
Ma c’è anche a chi non piace questa novità: i sindacati, infatti, non vedono di buon occhio il fatto che siano le famiglie a “confermare” il docente di sostegno. «Non possono essere i genitori a valutare gli insegnanti di sostegno», attacca Anna Lucia Tamborrini, segretaria Cisl Scuola Treviso-Belluno, «sono contraria, non si risolve così il problema della precarietà. Una norma di quel tipo non tiene conto delle professionalità e delle competenze. Siamo di fronte a un disegno di legge inaccettabile, anche perché il parere delle famiglie non costituisce un criterio oggettivo e imparziale. In questo modo non si garantisce il docente avente diritto e si rischia di creare un sistema ingestibile».
Per Tamborrini, bisogna «stabilizzare le persone e implementare i docenti di sostegno specializzati. Purtroppo i posti a bando, per i percorsi di specializzazione in seno alle università, sono sempre pochi. È da anni che chiediamo di incrementarli. Servono azioni strutturali per garantire docenti specializzati adeguatamente formati».
Sulla stessa lunghezza d’onda si sintonizza Danila Tirabeni, segretaria dello Snals Belluno: «La continuità dovrebbe essere assicurata, per lo stesso principio, anche agli insegnanti ordinari. Altrimenti è solo fumo», obietta la sindacalista, ripensando al migliaio di posti assegnati ogni anno a supplenti (anche non di sostegno) nelle scuole bellunesi.
Per accettare questo sistema per il sostegno, bisogna cambiare anche quello per gli altri docenti. «Se si vuole che il metodo per il reclutamento d’ora in avanti sia quello proposto dal ministro, servono regole chiare, oggettive e serie. Il problema è che sono di difficile individuazione».