Rapina il suo amante e gli sottrae i risparmi: ora vuole patteggiare
foto da Quotidiani locali
Rapina da 20 euro più un mazzo di chiavi ed estorsione da 20 mila all’amante. S.K. ha chiesto di poter patteggiare. L’ideale sarebbe due anni con pena sospesa, anche se entrambi i reati sono gravi e puniti severamente dal Codice penale: dipenderà anche dal risarcimento danni che sarà in grado di pagare, dal percorso rieducativo che dovrà affrontare e da quando potrà tornare a lavorare.
Martedì 9 aprile è comparso in tribunale, davanti al giudice per le udienze preliminari Elisabetta Scolozzi e al pubblico ministero Roberta Gallego, garantendo di aver cambiato condotta di vita. Dopo un periodo di detenzione nel carcere di Baldenich, è sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora nel Comune di Santa Giustina e non l’ha mai violata, diversamente sarebbe tornato in prigione. È difeso dagli avvocati Silvia Pesce e Paolo Zornitta, che fino all’11 giugno cercheranno un accordo con il magistrato, in modo da farlo applicare allo stesso giudice.
Non c’era, invece, la parte offesa, che comunque si è costituita parte civile con Roberta Resenterra e Liuba D’Agostini. L’intenzione è quella di avere un risarcimento danni, che arriverà sia in caso di patteggiamento che di condanna nell’eventuale dibattimento. Eventuale, perché non dovrebbe essere all’ordine del giorno.
Fino a luglio dell’anno scorso, i due uomini intrattenevano una relazione clandestina. A Feltre l’imputato si sarebbe avvicinato al suo amante e, tenendo un atteggiamento intimidatorio, avrebbe preteso di avere dei soldi. Non solo: gli avrebbe messo una mano nella tasca dei pantaloni, frugando alla ricerca del denaro e recuperando alcuni spiccioli, una banconota da 20 euro e un mazzo di chiavi.
La vittima di quella che è stata una sorta di perquisizione personale avrebbe cercato a parole d’impedire la rapina impropria, ma senza riuscirci. Anzi, il futuro imputato l’avrebbe minacciato con una frase che dev’essere suonata: «ci conosciamo e allora non fare il furbetto con me».
Che i due si conoscessero è sicuro. Almeno dal 2020, quando S.K. avrebbe cominciato a ricattare l’altro per portargli via tutti i risparmi. C’erano minacce come «ti ammazzo, non ho paura, se non mi consegni i soldi dico a tua figlia che sto con suo padre. Se non mi dai il denaro, ti rovino la reputazione in città e ti faccio del male».
Ma c’erano anche violenze fisiche: calci, schiaffi e spinte, che convincevano la vittima a privarsi del denaro faticosamente guadagnato, anche attraverso l’uso del bancomat. Si parla di una cifra non inferiore a 20 mila euro, del resto la parte offesa era sottomessa dall’amante e impaurita per i suoi trascorsi nell’esercito.
Finiva per sopportare anche violenze sessuali, senza riuscire a ribellarsi, fino a quando si è arrivati all’arresto per rapina ed estorsione.