Milano-Cortina 2026, Assoalbergatori rilancia: «Metteremo sul piatto più camere del previsto»
Ma perché tanti albergatori non hanno dato la disponibilità delle loro camere alla Fondazione Milano Cortina per le Olimpiadi? «No comment», risponde Gherardo Manaigo, titolare dell’hotel de La Poste, in centro. Approfittando della cortesia che gli è abituale, proviamo ad incalzarlo. «Lei l’ha data questa disponibilità?». «No, risponde, «sono scelte che ogni azienda fa, responsabilmente, e che non si possono sindacare. Al di là che alle Olimpiadi ci crediamo o no. E noi ci crediamo, ovviamente».
A Cortina, e in quello che viene chiamato il cluster olimpico, è scattata, in questi giorni, la corsa contro il tempo per recuperare 542 camere, mille posti letto.
Tanti ne mancano all’appello, da Cortina al Centro Cadore, ma anche nel vicino Agordino. «Quasi tutti i nostri associati hanno dato la propria disponibilità a fornire le stanze e anche alcuni di essi che nel 2019 non avevano aderito lo hanno fatto in questi giorni», dichiara Sandra Ruatti, vicepresidente dell’Assoalbergatori, «e per qualche caso isolato che non potrà garantire ospitalità per causa di forza maggiore, altri albergatori si stanno offrendo di compensare la mancanza dandone di più rispetto a quanto inizialmente preventivato». 142 camere sono quelle degli alberghi in ristrutturazione, che erano state messe a disposizione ancora nel 2019, al momento della candidatura, ma che difficilmente saranno pronte fra due anni, per il protrarsi dei cantieri. 400, dunque, sono le stanze che alcuni alberghi hanno ritirato dalla “prenotazione” della Fondazione.
Ruatti fa sapere che l’Associazione ha convinto numerosi albergatori a non limitarsi a consegnare il 70% dei posti letto, come dalla contrattazione di cinque anni fa, ma una quota maggiore, fino al 100%. Non solo, lascia intendere che alcuni alberghi che nel 2019 avevano preferito tenersi liberi per il mercato, di fronte alle offerte della Fondazione stanno cambiando idea assicurando la loro disponibilità. Ma quante stanze si potranno recuperare? Oltre 250, quindi circa la metà di quelle mancanti. La cifra viene ipotizzata in queste ore, ma le nuove adesioni sono in movimento e siccome parecchi esercizi risultano già chiusi, non è agevole tirare le somme. Inoltre si sa che altri mille posti vengono richiesti dalla Prefettura per le forze dell’Ordine, quindi almeno 500 camere. La ricerca, dunque, è affannosa, ma si complica perché i numeri sono pesanti.
«Siamo profondamente rammaricati», ammette dal canto suo Ruatti, «perchè in questi giorni sta emergendo un’immagine degli albergatori ampezzani che non rende giustizia al grande impegno profuso dalla nostra Associazione per la buona riuscita dell’appuntamento olimpico. Siamo stati tra i primi a credere nella manifestazione e a sostenerla. Ci siamo messi in gioco avviando importanti opere di manutenzione e restyling in molte delle nostre strutture, lavori che ad oggi interessano almeno 11 di esse, tra cui alcuni storici 4 e 5 stelle».
Ruatti ricorda che da tempo l’Associazione si sta adoperando per dare priorità all’adeguamento degli alberghi della Conca agli standard vigenti in modo da assicurare soluzioni pienamente efficienti, accessibili e inclusive a tutti i turisti, ma soprattutto ai numerosi operatori che affolleranno le montagne durante le Olimpiadi e dopo.
«Torno quindi a ribadire che fin da subito abbiamo accolto la richiesta degli organizzatori di mettere a disposizione le nostre camere per i Giochi. Purtroppo in questi anni diversi hotel hanno cambiato gestione e per altri la ristrutturazione si sta rivelando più lunga e ostica del previsto, ma ciò non significa che faremo mancare il nostro sostegno ai Giochi. Di contro, non possiamo ovviamente rispondere per quegli alberghi che non hanno aderito o che non fanno riferimento all’Associazione».
La vicepresidente conferma la piena apertura al dialogo con Fondazione , Amministrazione e con tutti i soggetti preposti, nell’ottica della massima collaborazione «che da sempre caratterizza il nostro approccio all’evento olimpico».