Chirurgia al nanometro grazie al robot: ora la macchina sarà usata sui tumori
foto da Quotidiani locali
Da fine ottobre 2023, da quando il braccio chirurgico da 5 milioni di euro ha iniziato le resezioni al “nanometro” (pari a un milionesimo di millimetro) dei tessuti malati, gli interventi con il robot Da Vinci sono arrivati a quota 150. Al momento il macchinario più performante che azzera l’errore umano fra gli operatori, favorisce il decorso post-operatorio e la ripresa dei pazienti, interviene su tre specialità che chiamano i causa anche le équipe di Belluno come nel caso di Urologia che fra quella di Roberto Bertoldin e di Marcello Repele gestisce i casi in robotica per il 42,5%, e di Chirurgia generale guidata da Federico Coppa feltrino e Salvatore Candioli del San Martino, mentre la squadra di Italia Pezzani gestisce con i robot il 27,4%.
La prospettiva è quella di estendere la tecnologia chirurgica anche a Ortopedia, come è stato detto ieri alla presentazione dei primi 150 interventi in poco più di mezzo anno dal commissario Giuseppe Dal Ben. La provenienza dei pazienti operati con il robot Da Vinci è per il 76 per cento dall’Ulss Dolomiti ma già non manca una percentuale di 6.8 per cento da fuori regione e del 17,1 per cento da altre Ulss del Veneto.
Da gennaio a oggi il numero che più colpisce è quello delle asportazioni di prostata, il più alto di tutti, con 36 casi. «Si è fatta la formazione con l’università di Padova», questa la premessa dei due primari urologi Bertoldin e Repele. «Per quanto riguarda la prostectomia si sono riscontrati reali vantaggi dal punto di vista funzionale, quanto a riduzione di incontinenza e disfunzione erettile», ha detto Roberto Bertoldin, mentre per quanto riguarda la nefrectomia (asportazione parziale o totale del rene), quelle finora eseguite grazie all’ausilio di bracci robotici sono state 2 , e come ha confermato il primario bellunese Repele si può riscontrare un risparmio maggiore di tessuto renale. Per chirurgia generale si è cominciato con la rimozione di parte del colon colpito da cancro (emicolectomia) per la quale gli interventi sono già stati 8.
Ma le chirurgie di Feltre e di Belluno sono pronte ad aggredire le resezioni oncologiche che riguardano la regione colorettale. «Oltre alla ripresa più veloce del paziente, si stima che l’intervento con la robotica influisca anche sulla sopravvivenza», ha detto Federico Coppa con l’integrazione del collega primario di Belluno Salvatore Candioli. «Il sistema robotizzato risulta un’indicazione chirurgica elettiva per la regione rettale, laddove la laparoscopia trovi maggiori difficoltà a intervenire in questo distretto».
Per Ginecologia le asportazioni delle ovaie sono state 15 e altrettante le isterectomie. Come ha detto la primaria Ilaria Pezzani il tempo di recupero è più rapido, c’è una minor necessità di terapia antidolorifica dopo l’intervento. E la chirurgia robotica consente l’approccio a uteri molto voluminosi la cui indicazione sarebbe altrimenti quella di intervento a cielo aperto. «Il prossimo passaggio sarà l’intervento del tumore all’endometrio che di solito riguarda donne obese».