Belluno, infortuni sul lavoro in calo, ma un’azienda su tre non rispetta le norme
Un’azienda su tre, in provincia di Belluno, non è in regola sul fronte della sicurezza. Criticità si rilevano soprattutto nel comparto dell’agricoltura, che comprende anche i lavori boschivi. Al primo posto per infortuni sul lavoro ci sono macchinari e attrezzature non a norma, seguono una carente valutazione dei rischi e la mancata sorveglianza sanitaria sui dipendenti. A presentare la fotografia della situazione, in vista della Giornata mondiale della sicurezza e della salute sul lavoro che si celebra domenica, è stata l’Ulss.
«Salute e sicurezza sul lavoro sono un diritto di tutti i lavoratori», ha premesso il dg Giuseppe Dal Ben, «ci riguarda tutti e tutti dobbiamo esserne protagonisti». In tal senso l’Ulss ha attivato alcuni progetti, come i Gruppi Cammino, i Gruppi Escursionistici in collaborazione con i Cai di Feltre e Belluno e le Palestre della salute, con esercizi fisici che vengono predisposti dal medico ai dipendenti con condizioni patologiche.
I numeri: infortuni in calo
I dati dell’Inail dicono che ogni anno in Italia ci sono 600mila infortuni sul lavoro. Il numero non comprende gli infortuni in itinere, ovvero gli incidenti fatti andando o tornando dal lavoro perché qui non vengono violate norme di sicurezza sul luogo di lavoro (ma magari il Codice della strada). Un calo c’è stato nel 2020 e 2021, gli anni della pandemia. Gli infortuni denunciati, in Italia, nel 2023 sono stati 491.165, il 19% in meno rispetto all’anno precedente. 799, invece, gli incidenti mortali nel ’23.
Nel Bellunese, dove ci sono poco più di 18mila aziende che impiegano 71mila addetti, gli infortuni denunciati sono in calo: erano 2.930 nel 2022, nel 2023 sono stati il 20% in meno, ovvero 2.343. Un dato, ha spiegato il direttore dello Spisal Gianfranco Albertin, che si spiega grazie allo sviluppo della cultura della sicurezza, e anche al lavoro dell’Ulss sulla formazione.
Infortuni mortali
Gli infortuni mortali in provincia sono stabili: fra i due e i tre negli ultimi cinque anni. Il più recente è quello del 17 marzo di cui è rimasto vittima un boscaiolo bosniaco in Val Visdende. «Stiamo completando gli accertamenti», ha spiegato Albertin. «Anche la scorsa settimana c’è stato un sopralluogo nella zona con il perito nominato dal tribunale».
Prevenzione
Per ridurre gli infortuni è fondamentale la prevenzione. Che si sviluppa attraverso la formazione, ma anche con i Piani mirati di prevenzione, strumenti che prevedono la consegna alle aziende di check list per verificare di essere in regola con le norme sulla sicurezza. In caso contrario, i titolari possono intervenire a tutela dei lavoratori. Sono già stati attivati quelli dei comparti logistica, legno, metalmeccanica, edilizia e marmi artificiali.
Una su tre non in regola
Ciò nonostante, emerge che anche dopo la consegna delle check list il 30% delle aziende della provincia non è a norma. Una su tre. «I comparti coinvolti sono i più diversi», ha spiegato Albertin. Ma criticità si rilevano principalmente in agricoltura e nei lavori boschivi. «L’agricoltura nella nostra provincia è un settore fatto principalmente da piccoli imprenditori. Il 64% ha più di 60 anni». E il Bellunese, in Veneto, ha il triste primato di infortuni mortali in questo comparto.
Per affrontare la problematica, sta partendo un tavolo in prefettura, nel quale saranno coinvolti anche i carabinieri forestali e i Comuni, per collaborare con le autorità in particolare sull’inizio dei lavori di esbosco. «Che sono più complicati dopo Vaia, con molti alberi a terra e colpiti da bostrico», rileva Albertin. Sapere che inizia un intervento in un bosco, permette al personale dello Spisal, ad esempio, di andare a verificare che tutto sia in regola, a tutela dei lavoratori.
Il tema macchinari
Nelle aziende, invece, gli infortuni possono capitare quando si manovrano macchinari. Anch’essi sono molto cambiati negli anni, perché nel 1990 è entrata in vigore la direttiva macchine che ha migliorato la sicurezza. «Ma in alcune aziende, specie quelle più piccole, si utilizzano ancora macchine antecedenti il ’90», prosegue Albertin. Dove, per fare un esempio mancano alcune protezioni perché quando sono state prodotte non erano previste.
Per le macchine più recenti, infine, il tema si sposta sulle manutenzioni: «Le attrezzature devono essere mantenute in maniera adeguata, ripristinando le protezioni dopo un intervento», ricorda Albertin. Altrimenti il rischio di farsi male è concreto.