Una fotografa ha documentato la battaglia della 21enne contro il linfoma. «Il cambiamento più netto? Lo sguardo». Le immagini sono pubblicate su Facebook ma nel futuro c'è un'esposizione
MANTOVA. Foto che raccontano un percorso di guarigione. Scatti in bianco e nero che si soffermano su lividi, gonfiori e cicatrici, testimonianze visibili di un cambiamento fisico dovuto alla malattia e alla cura. Fino alle immagini dove è un sorriso a farsi strada come segno di vittoria. Virginia Calanca, 21enne di Eremo, ha vinto la sua battaglia contro un linfoma. Per dare forza a chi sta combattendo contro un male così terribile ha deciso di accettare la proposta di Laura Savioli, fotografa 24enne di Cerese.
«Ho contattato Virginia negli ultimi mesi dello scorso anno – racconta Savioli – Spesso vediamo immagini di persone che si ammalano e vedono cambiare il loro aspetto. Io volevo mostrare il percorso contrario, osservare i cambiamenti nel processo di guarigione. La mia idea era scattarle una foto ogni due settimane, sempre nella stessa posizione. Lei come unico soggetto, in primo piano. Scatti in bianco e nero, con il colore utilizzato solo per sottolineare piccoli particolari. L’emergenza legata al coronavirus ci ha costrette a fermarci prima del previsto e al momento chiaramente non possiamo allestire una mostra fisica sugli scatti. Scatti che per il momento abbiamo deciso di pubblicare su Facebook». Una decina le immagini scelte.
«Virginia ha una forza allucinante – prosegue Savioli – Non ha mai ceduto, non ha mai pianto. Le ho chiesto di essere naturale, di non sforzarsi a sorridere. Nelle prime foto ci provava comunque. Nelle ultime le veniva spontaneo». Le foto sono dirette, senza filtri. Nulla viene nascosto, smussato. E così è il carattere di Virginia». «Io voglio sempre creare qualcosa da quello che mi succede – interviene Calanca – Durante la malattia mi è capitato di sentirmi poco capita. Una sensazione che provano molte persone alle prese con gravi problemi di salute. In questo modo volevo far sentire loro la mia vicinanza. In particolare per le donne, il cambiamento fisico è devastante. Molte mi dicono che non si riconoscono più, che si sentono private della loro femminilità. Io voglio dimostrare che con la guarigione si può tornare ad una vita normale». Il progetto è stato condiviso fin dalle fasi iniziali.
«Quando Laura mi ha contattata la prima volta non stavo ancora bene e ho preferito declinare la proposta – racconta Calanca – Poi, quando ho iniziato a stare meglio, ci siamo risentite e abbiamo valutato vari progetti. Spesso ero io a chiamarla, quando notavo un cambiamento fisico evidente, perché mi fotografasse. Il cambiamento più netto è quello dello sguardo, molto diverso in una persona guarita». Terminato il periodo di quarantena, la speranza di entrambe è quella vedere le opere esposte non solo sul web. «Prima dell’emergenza avevamo contatto il Poma e il San Raffaele di Milano – conclude Calanca – Sarebbe bello se si potessero creare spazi appositi per un’esposizione».
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