I nuovi poveri alla Caritas in attesa che arrivi il bonus
Tra loro c’è anche un barista di città: o paga l’affitto o si compra da mangiare. La spesa per gli alimenti ha superato la soglia dei cinquantamila euro
MANTOVA. Tra chi ha chiesto aiuto c’è un barista di città. Fino a un mese fa serviva cappuccini e aperitivi col sorriso stampato in faccia. Ora deve scegliere se pagare l’affitto o comprarsi da mangiare.
Come lui decine di altre persone, che la Caritas diocesana si è caricata sulle spalle. Oggi, in tempo d’emergenza, più del solito. I numeri sono eloquenti: la spesa per gli alimenti ha superato i 50mila euro, e le persone che chiedono un pasto alla mensa sono passate, in un solo mese, da 27 a 35. Anche i nuovi gesti parlano chiaro: Caritas è entrata in carcere per consegnare ai detenuti prodotti per l’igiene personale, e ha portato generi alimentari a famiglie nomadi che in questo momento vivono alle Grazie, a Cavriana, vicino a Palazzo Te.
Con l’emergenza sanitaria, i grandi poveri sono diventati più poveri, e chi era in bilico tra il farcela e il non farcela in poche settimane ha perso il suo equilibrio precario. «Abbiamo avuto un mese di marzo molto impegnato, oltre che di grande dolore», racconta Silvia Canuti, direttrice della Caritas, in prima linea a gestire l’accoglienza (sono più di cento le persone ospitate nelle varie strutture) e gli altri servizi essenziali. Non si è fermata mai.
«In particolare modo sono aumentate le richieste di derrate alimentari. Abbiamo portato generi di prima necessità al campo nomadi alle Grazie di Curtatone, poi al campo di palazzo Te. Queste persone, quando mi hanno contattato non hanno chiesto denaro, o aiuto per pagare le bollette: solo pasta, farina, olio, zucchero e latte. Oltre ai biscotti, perché ci sono tanti bimbi. Lunedì 6 aprile faremo una grossa consegna anche a Cavriana: cibo per 17 persone, famiglie di circensi, con undici bambini al seguito».
Per fortuna ci sono le donazioni da parte di aziende e associazioni, e le convenzioni con alcuni supermercati, che consegnano i prodotti freschi vicini alla scadenza. Ma il grosso della spesa viene fatto con fondi propri della Diocesi e con un contributo della Caritas nazionale. Negli ultimi giorni le richieste si sono susseguite senza sosta.
«Le ultime cinque mail che ho ricevuto - prosegue la direttrice - sono di mantovani. Si tratta di richieste di aiuti alimentari da persone che non hanno tutti i requisiti per il buono alimentare dell'ordinanza 658. Magari qualcuno sta aspettando ancora il permesso di soggiorno, qualcuno ha un affitto da pagare non regolare. Ci è capitato il caso di una persona che pagava il subaffitto della sua abitazione in contanti, e non aveva modo di provarlo. Stiamo provvedendo a tutti i poveri, una fascia che continua ad aumentare». Il rischio che i numeri di chi chiede aiuto aumentino ancora sembra, però, scongiurato: «Le famiglie con tutti i requisiti avranno il buono direttamente dal Comune, grazie ai contributi dell’ordinanza della Protezione civile».
Agli straordinari dell’emergenza si somma l’ordinario: Caritas continua a rifornire con il pacco alimentare anche le famiglie del servizio di housing, che sono più di 40. E poi ci sono le mense, che garantiscono i pasti soprattutto a chi non ha una casa. In città, dalle 27 persone del periodo “pre Covid", si è passati in poco tempo a 30, e poi a 35. Per evitare assembramenti, i pasti vengono consegnati all’esterno, con orari scaglionati. Ma sono pasti caldi, preparati da una società che lavora per le mense di scuole e aziende.