Calza, il distretto guarda ai dispositivi medicali: «Diventeranno strategici»
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Già 25 aziende tessili creano mascherine “filtranti”. La sfida che attende le aziende è riprendersi la produzione delegata in passato alla Cina
ALTO MANTOVANO. La sfida è di quelle decisive perché da sempre, nelle crisi nascono nuove opportunità. Per il distretto della calzetteria e dell’intimo, il secondo polo al mondo dopo la Cina, quella di oggi si chiama «dispositivo medico di classe 1». Protezioni utili per la salute dei cittadini, come le mascherine, ma che non sono presidi ospedalieri.
È la scommessa che ieri il distretto ha fatto, proponendo un seminario web. Per spiegare che il mondo dopo questa epidemia è cambiato. Che le mascherine diventeranno probabilmente un presidio essenziale in ogni casa, come è in Cina alla quale è stata delegata in passato la produzione. Ma che il mercato richiede certezze, che oggi non ci sono. L’esempio è quello del Politecnico di Milano, incaricato dalla Regione di valutare mascherine non certificate. Di tutte le proposte fioccate, 40 anche dal Mantovano, ne è stato approvata una, a Rho.
«Questo perché - spiega Alessandro Gallesi (Adici) - le specifiche tecniche si sono chiarite strada facendo orientandosi sulla richiesta della Regione di avere mascherine sanitarie». Ma il treno non è perso, anzi. Da un lato il Dpcm del 17 marzo autorizza la creazione di “mascherine filtranti” ad uso della collettività, oggi obbligatorie in Lombardia per uscire di casa e che già 25 calzifici producono vendendole fra uno e 4 euro. Che infine la Certificazione dell’Istituto superiore di Sanità, che consente la vendita anche all’estero è possibile e già qualche ditta l’ha ottenuta. Con regole chiare, certificazioni e una rete commerciale, il distretto è pronto alla sfida del medicale.