Il primario del pronto soccorso di Castiglione: «In una settimana venti dimissioni ma sono spariti altri tipi di pazienti»
CASTIGLIONE. Venti dimissioni in una settimana. Venti persone contagiate dal coronavirus che sono tornate a casa dopo essere state sottoposte a due tamponi risultati negativi. L’ospedale di Castiglione comincia a tirare un po’ il fiato anche se la guardia rimane sempre altissima, perché il Covid-19 è un mostro che non si lascia curare.
E i morti sono ancora tanti. Dall’8 marzo scorso il primario del pronto soccorso del San Pellegrino, Giovanni Buetto, con un gruppo molto affiatato di medici e infermieri lavora ininterrottamente giorno e notte, affiancato dal direttore sanitario Vincenzo Pantuso e dall’amministratore delegato Michele Nicchio che è sempre stato fisicamente presente, pronto a sostenere gli sforzi e le richieste del personale ospedaliero.
A tutt’oggi i ricoverati sono una quarantina, collocati in due reparti dedicati.
Un terzo, in funzione fino a una settimana fa, è stato svuotato e sanificato. Ospiterà di nuovo la Chirurgia. «Stiamo combattendo contro un nemico sconosciuto - commenta il medico - e per il momento possiamo solo fare terapie di supporto e, alla fine, la migliore rimane quella del l’ossigeno. È una malattia che divora i polmoni. È orribile. Ricordo il caso di un paziente: pur di salvargli la vita, in attesa di un posto in terapia intensiva, l’abbiamo ventilato manualmente per oltre tre ore».
«Una malattia strana che ha cambiato tutti gli standard mentali di approccio al malato» continua Buetto.
«Ci siamo trovati di fronte a pazienti che stavano discretamente bene da diversi giorni poi, nel giro di neanche due ore, si sono letteralmente ribaltati, con difficoltà respiratorie acute e infarti subentranti. Abbiamo aderito a tutte le sperimentazioni possibili da quella dei farmaci antinfiammatori all’utilizzo del plasma di pazienti guariti che sta dando i primi risultati».
Al pronto soccorso di Castiglione è stato attivato un doppio percorso con due ambienti e personale separati. A Volta Mantovana sono stati predisposti letti e stanze singole per chi è in attesa dell’esito del secondo tampone.
«I positivi– assicura il medico – sono molti di più di quelli finora testati e possono trasmettere la malattia e svilupparla loro stessi». Ma per Giovanni Buetto c’è un’altra emergenza che potrebbe scattare: «In queste ultime settimane - chiarisce il primario - per paura dei contrarre il coronavirus non abbiamo visto in pronto soccorso pazienti cardiopatici. Prima ne vedevamo quattro, cinque al giorno. Non si sono presentati. E quelle situazioni, in assenza di cure, possono tramutarsi in patologie gravissime».
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