Ghidoni in cd omaggia i talenti della classica
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Nuove uscite discografiche del violinista mantovano. Il musicista coinvolto anche nel progetto “WeAreItaly”
La comunicazione è la forza essenziale di un interprete, e di questi tempi c’è la sofferenza di dover agire a distanza o di non agire affatto. Ma il disco rimane un documento che incoraggia interessi, quelli che ci sostengono nei momenti critici.
Il violinista mantovano Paolo Ghidoni, sempre attivissimo, e fra l’altro già coinvolto nel progetto WeAreItaly del Ministero degli Esteri (con artisti come Ughi, Bocelli, Brunello, Fresu) firma alcuni dischi che riconducono alla storia del nostro Paese, ricordando talenti di cui sempre siamo stati ricchi, ma che per motivazioni complesse (ed in parte per passività) sono finiti fra quelli non indispensabili. Del tutto a torto perché basta poco per rendersi conto che sono invece più che maturi i tempi della valorizzazione. Partiamo dal celebre Paganini, al quale è dedicato un dischetto (Da Vinci Classics) contenente il “Grande Concerto” in mi minore (conosciuto come Sesto, ma probabilmente scritto prima degli altri cinque) e una serie di 6 Cantabili e Valtz. Il Concerto, registrato per la prima volta nella sua versione per violino e chitarra, con la collaborazione del chitarrista Gabriele Zanetti che ha reperito l’opera negli archivi del Comune di Genova nel 2017, riflette pienamente le caratteristiche del concerto virtuosistico, alternando con sagacia difficoltà estreme e liricità. Nella sua stesura con orchestra scoperta da Edward Neill a Londra mezzo secolo fa, ha ottenuto l’attenzione di personalità come Accardo, ma la versione con chitarra, evidentemente destinata ad usi domestici, non era nota. Ora questo disco colma la lacuna, facendo anche conoscere i brevi “Cantabili e Valtz” scritti da Paganini per il suo piccolo allievo Camillo Sivori: 6 paginette dal profilo semplice e incantato, la cui ultima della serie ripesca il motivo, famoso all’inizio dell’Ottocento, dell’aria “Ombra adorata” di Girolamo Crescentini, nome oggi dimenticato ma nel 1809 insignito da Napoleone della “Corona di Ferro della Lombardia” per meriti artistici.
L’Italia brilla anche in una seconda realizzazione di Ghidoni dedicata a Marco Enrico Bossi , maestro nato a Salò nel 1861 e poi scomparso poco più che sessantenne con un lascito di musiche di notevole valore. Nel disco in questione (Da Vinci Classics) Ghidoni ed il pianista mantovano Antonio Pulleghini restituiscono con rigore e tinte appassionate le due preziose Sonate op.82 e op.117, documenti di un musicista di vasta cultura, nella cui produzione convergono echi europei ed un saldo senso costruttivo di segno tardo romantico. Le Sonate, datate 1893 e 1899, richiamano un’attenzione che da tempo attende di emergere nella attività concertistica. Confidiamo che questo contributo risvegli qualche legittimo orgoglio nazionale.
Ed infine Ghidoni è anche presente su Spotify con un’altra registrazione cruciale che tocca il cuore del repertorio da camera ossia l’integrale delle Sonate di Beethoven (OnClassical, 2019) effettuata con il pianista Marco Grisanti, che sta avendo un vivo successo in ragione delle molte qualità che ne emergono, come la chiarezza, la carica energetica, la coerenza stilistica, il dominio tecnico, la suggestione espressiva e non ultima la curatissima ripresa sonora. Insomma, presenze discografiche che onorano l’impegno del violinista mantovano e dei suoi illustri partner.