A Barbados la morte per infezione, il papà: «Abbandonati dallo Stato»
La vacanza dell’artigiano di Mottella finita in tragedia. L’autopsia: shock settico. I soldi raccolti per i figli
SAN GIORGIO BIGARELLO. È stata un’infezione batterica a uccidere Cristian Di Marco, l’artigiano 43enne morto in vacanza a Barbados la cui storia aveva commosso tanti mantovani. Proprio in questi giorni sono arrivati i risultati dell’autopsia richiesta dalla famiglia per comprendere le cause della morte. I documenti parlano di un’infezione di verosimile natura batterica e contratta probabilmente in Italia, che ha poi determinato uno shock settico con conseguente decesso. Niente aneurisma cerebrale, dunque, come ipotizzato dai medici dell’ospedale dei Caraibi che non aveva convinto i familiari di Cristian.
Ma i genitori non si danno comunque pace. «Siamo stati abbandonati dallo Stato» gridano a gran voce, senza nascondere la rabbia, Tiziano e Graziella Di Marco.
Cristian è morto il 28 dicembre sull’isola di Barbados dopo cinque giorni di ricovero in ospedale. Si era sentito male il 23 dicembre mentre era in vacanza con la famiglia. Ricoverato all’ospedale di Bridgetown, era caduto in coma dopo le prime terapie. I genitori avevano preso i primi biglietti aerei disponibili per raggiungere il figlio: «Se non potevano portarlo in Italia - dice ora la mamma - lo avrebbero potuto portare in Martinica, distante 40 minuti, dove ci sarebbero stati i giusti macchinari. Abbiamo pagato il trasporto con la carta di credito, ogni giorno veniva fissata la partenza ma poi risultavano sempre intoppi. E il 28 dicembre Cristian si è spento. Un ragazzo di 43 anni, sano, non può morire così: aveva mal di schiena. I medici hanno parlato di morte cerebrale, ma come hanno fatto a dirlo se non c’erano gli strumenti? Di Maio doveva chiamarmi per far tornare mio figlio a casa, mai sentito. Gli ospedali di Verona, Brescia e Mantova aspettavano l’aereo. Perché non sono venuti a prenderlo?».
«Il 24 dicembre- racconta il padre - ci siamo messi in contatto con la Farnesina. Ci hanno detto che non avevano soldi per far partire l’aereo perché era la fine dell’anno. Bisognava aspettare il mese di gennaio. Abbiamo cercato aiuto per portarlo via da là, ma lo Stato non ha fatto nulla. Ero anche pronto a vendere tutto per salvare mio figlio, non volevamo un servizio gratuito. In Italia Cristian, con la cura adeguata, si sarebbe salvato».
E la mamma zittisce già i cosiddetti leoni da tastiera: «Cristian ha lavorato un anno per pagarsi quella vacanza e stare qualche giorno insieme alla moglie e ai figli. Non ha scelto poi un resort super lusso». Il ritorno di Silvia Romano, dopo essere stata liberata dalla prigionia, ha fatto scattare ancora di più la rabbia dei genitori: «È giusto salvare tutti - dicono i genitori - Per lei un aereo lo hanno fatto partire, per Cristian invece no. Siamo stati abbandonati dallo Stato e abbiamo perso un figlio giovane».
Anche l’amica di famiglia, Laura Lorelli, sottolinea come «per Silvia e Cristian il governo ha usato due misure differenti. Forse perché la prima era una volontaria e il secondo un fabbro? Felice che la ragazza sia tornata, ma potevamo fare festa anche per Cristian».
Per aiutare la famiglia a riportare a casa Cristian perché potesse avere le cure in Italia, centinaia di persone avevano fatto una donazione per sostenere le spese del viaggio (Cristian era partito senza assicurazione). In totale sono stati raccolti 125mila euro tra donazioni e fido bancario.
«Ringrazio tutti - dice Tiziano - I soldi ora ci serviranno per pagare l’autopsia (1.800 euro), le onoranze funebri a Barbados e le onoranze funebri in Italia, con tanto di trasporto dall’aeroporto di Linate. Le spese sono ancora in sospeso ma il conto arriverà. A occhio e croce ci resteranno circa 40 mila euro che saranno caricati su un conto in banca per i ragazzi e per il loro futuro».