Zago e altri undici a processo: tutto rinviato per Covid

Il numero degli imputati non ha consentito l’udienza:  rischio di assembramenti. Le accuse sono di abusi edilizi nella ex cartiera Burgo

MANTOVA. Il sipario si è alzato e abbassato di gran corsa: il tempo di verificare che 12 imputati in aula non ci potevano stare, in osservanza delle norme sull’obbligo del distanziamento fisico. La giustizia in tempo di coronavirus: così, nel giro di pochi minuti, è stato rinviato al 9 ottobre il processo che vede alla sbarra Bruno Zago e altri 11 imputati per violazioni in materia edilizia e ambientale commesse durante i lavori di ammodernamento degli impianti della cartiera ex Burgo, oggi Villa Lagarina. Oltre all’amministratore delegato del gruppo Pro-Gest e al figlio Francesco, in questa fetta di inchiesta di cui si era occupato il nucleo di polizia edilizia del comando di polizia locale di viale Fiume, sono sotto accusa dirigenti della società che gestisce la cartiera, progettisti e responsabili delle aziende che hanno avuto in appalto i lavori.

I magistrati contestano a Pro-Gest la realizzazione di opere edilizie in assenza di permesso di costruire, di opere eseguite senza autorizzazione paesaggistica, o in difformità dai permessi ottenuti, ma anche di falso.

Le opere sotto accusa sono state anche al centro di un procedimento amministrativo: la conferenza di servizi era stata chiamata a decidere sulla richiesta di Valutazione di impatto ambientale avanzata dalla cartiera per ottenere il via libera al raddoppio produttivo. L’ultimo via libera atteso da Pro-Gest è arrivato il 21 maggio. A rovinare la festa in casa Zago anche la notizia di una maxi multa: oltre un milione di euro la sanzione conteggiata dal Comune per gli abusi edilizi sanati. Sono 709mila euro per la facciata nord e 328mila per il depuratore. Ora la battaglia proseguirà in tribunale. —

R.C.