Stupro dopo la discoteca: giudizio abbreviato per 4
MANTOVA. Tra le accuse di cui dovranno rispondere i componenti di quello che la Procura considera un branco c’è anche il furto del cellulare, dei soldi e del pacchetto di sigarette della ragazza avvenuto in discoteca. Segno che i quattro giovani imputati – attualmente tutti agli arresti domiciliari – avevano già puntato la loro vittima all’interno del Mascara. Giovane, carina e un po’ brilla, dopo un paio di cocktail, la vittima perfetta per uno stupro di gruppo. Una violenza che, stando alle accuse e alle prove raccolte dalla Procura, sarebbe avvenuta poco più tardi, quando la ragazza ha accettato dal gruppo di coetanei un passaggio verso casa.
Ieri mattina in tribunale, davanti al giudice per le udienze preliminari Beatrice Bergamasco, sono comparsi i quattro protagonisti (il quinto all’epoca non aveva ancora diciotto anni, di lui si sta occupando il Tribunale dei minori) di un episodio di abuso sessuale che – secondo il racconto che ne fa il capo di imputazione – è di una crudezza e violenza straordinarie. Per Nicola Benigno, 21 anni, Alex Benigno, di 20, Salvatore Gaetano, 21 anni e Raffaele Iembo, 24 anni (tutti originari di Cutro ma domiciliati i primi tre a Reggio Emilia e il quarto a Gussola nel Cremonese) il processo entrerà nel vivo il 24 novembre quando sono previste la discussione e la sentenza. I quattro imputati sono accusati, a vari titolo, di violenza sessuale di gruppo, lesioni personali, violenza privata e furto.
Nell’udienza di ieri mattina il giudice ha deciso di concedere agli imputati il processo con la formula del giudizio abbreviato che, tra le altre cose, prevede in caso di condanna una riduzione di un terzo della pena. Il giudice ha anche accolto la costituzione di parte civile avanzata dal legale della vittima, l’avvocato veronese Davide Adami e, cosa per nulla scontata, del padre della ragazza, tutelato dall’avvocato Zeno Cavaggioni, che potrà a sua volta chiedere i danni.
Gli episodi oggetto della vicenda giudiziaria hanno avuto luogo nella notte tra il 22 e il 23 giugno dello scorso anno lungo il percorso tra Mantova e Bonferraro di Sorgà. Al termine della serata in discoteca il gruppo di giovani si era offerto di riaccompagnare a casa la ragazza. Lei si era fidata, anche perché con uno di loro aveva confidenza, lo aveva conosciuto una settimana prima in discoteca. Ma quello che le era apparso un amico, almeno secondo la ricostruzione dell’accusa, non era altro che l’esca utile a fare scattare la trappola.
Il racconto reso a suo tempo dalla ragazza alla polizia giudiziaria è preciso e puntuale, nonostante il trauma emotivo. Parla di violenze in auto, ma anche di atti sessuali subiti sul ciglio della strada, alle quattro di notte: mentre uno la violentava gli altri stavano attorno, a controllare che nessuno arrivasse. A fare da contorno urla, minacce di morte, mani al collo per vincere anche le sue ultime difese. Al medico che la mattina dopo l’aveva visitata il suo corpo era apparso ricoperto di ematomi, di graffi alle gambe, alle ginocchia e sulla schiena, e perfino di segni di morsi al volto e al collo. —
An.Mo.
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