Dieci impiegati positivi in una ditta di trasporti: Ats fa il test ai cinquanta colleghi. Due casi anche in un salumificio. I sindacati: protocolli di sicurezza da aggiornare
MANTOVA. Il campanello d’allarme era già nell’ultimo report Inail: dopo il rallentamento post lockdown, a settembre erano subito ripartiti i contagi sul lavoro da Covid-19. A un mese di distanza, tanto il termometro delle organizzazioni sindacali mantovane quanto gli ormai quotidiani interventi di Ats Val Padana nelle aziende confermano i timori: ci risiamo. Dopo i 18 casi già contati in 4 aziende dei giorni scorsi, il servizio ispettivo Psal è ora al lavoro su altri due focolai: 10 i dipendenti positivi in una ditta di trasporti e due in un salumificio. E non è escluso che il picco di contagi riscontrato in provincia nel fine settimana sia riconducibile proprio a questo: al veloce diffondersi del virus non solo nelle scuole, ma anche nelle imprese e al conseguente tracciamento di famiglie e contatti stretti.
Altri focolai nelle aziende
Sono almeno 10 al momento i dipendenti della Rutilli Trasporti di Castellucchio trovati positivi al coronavirus: si tratta di impiegati che lavorano in open space con altri circa 50 colleghi. Qui il 2 novembre è intervenuta l’unità operativa prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro (Psal) dell’Ats che dopo un sopralluogo ha disposto sanificazione immediata degli ambienti (subito effettuata) e tamponi a tappeto per tutto il reparto oltre alla prescrizione per un maggiore utilizzo di smart working e distanziamento. «Non ci spieghiamo come possa essere accaduto – riferisce la titolare Maria Rosa Rutilli – il contagio è partito da una dipendente che è stata poco bene ed è risultata positiva, abbiamo quindi subito sottoposto i colleghi ai test veloci che sono risultati negativi. Nel giro di poco però i casi di positività sono aumentati anche se avevamo subito messo più gente possibile in smart working, anche se abbiamo da sempre adottato tutti i dispositivi di sicurezza (dal gel alle mascherine alla misurazione della temperatura), le scrivanie sono separate da pannelli e le sanificazioni vengono sempre fatte». Ad eseguire i tamponi sugli impiegati di Rutilli, che conta un altro centinaio di dipendenti non coinvolti nello screening, sarà una squadra di Ats che si recherà in azienda il 3 novembre. E lo stesso giorno altro sopralluogo in un caseificio di Marcaria dove sono stati segnalati due casi di contagio.
I sindacati: protocolli da aggiornare
La richiesta al premier Conte è partita dai sindacati nazionali e viene fatta propria dalle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil anche alla luce del divampare di focolai nelle aziende mantovane: serve un aggiornamento dei protocolli di sicurezza siglati il 14 marzo e il 24 aprile. «Se a marzo era tutto da costruire, dagli ammortizzatori ai protocolli – commenta il segretario della Cgil Daniele Soffiati – oggi la velocità di diffusione del virus vede i posti di lavoro come altri ambienti purtroppo luoghi di contagio. Alla luce di questo, anche a livello locale c’è bisogno di un adeguamento dei protocolli e intanto invitiamo i lavoratori preoccupati per le condizioni di sicurezza a segnalarcelo». Per il segretario della Cisl Dino Perboni «anche se i protocolli vengono applicati a questo punto non bastano più. Da una parte serve più personale per i controlli, dall’altro c’è bisogno dell’impegno di tutti per diffondere la cultura delle prevenzione nei luoghi di lavoro». Un richiamo «al senso civico di tutti» arriva infine dal segretario della Uil Paolo Soncini: «Occorre rilanciare i protocolli per la prevenzione e la sicurezza anti-Covid. Il problema sono poi 30 anni di tagli alla spesa pubblica, oggi ne paghiamo il prezzo compreso il fatto di non aver abbastanza personale per i controlli».