Si è spento Gobbetto: per anni si occupò dei tossicodipendenti a Mantova
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Psicoterapeuta, fino al 2014 diresse il dipartimento delle dipendenze dell’Asl e curò tanti giovani che si erano persi dietro alla droga
GOITO. Si è spenta una voce che per tanti giovani è stata un punto di riferimento e un pungolo a non arrendersi alla tossicodipendenza. Maurizio Gobbetto, fino al 2014 (quando andò in pensione) direttore del dipartimento dipendenze (il servizio tossicodipendenze, il Sert) dell’Asl di Mantova, è morto il 9 novembre, dopo una lunga malattia, a Goito dove abitava. Aveva 70 anni, la maggior parte dei quali spesi a fianco di chi aveva bisogno di sostegno medico e psicologico.
Originario di Asperetto di Cerea, si laureò in medicina all’università di Verona; poi si specializzò in psichiatria, formandosi come psicoterapeuta alla scuola di Luigi Cancrini. Ne uscì con una convinzione che fu anche la linea maestra della sua professione: quella di prendersi in carico non solo il tossicodipendente ma anche la sua famiglia, in una visione sistemico-relazionale del problema.
Dopo la laurea fece un tirocinio in medicina al Poma, ma la sua aspirazione fu sempre quella di dedicarsi alle problematiche legate al consumo di droga, l’eroina soprattutto, che nei primi anni '80 cominciava a dilagare anche a Mantova. Erano i tempi in cui ogni Regione, prima della legge del 1990, seguiva a modo suo i tossici e a Mantova il primo Sert nacque dove adesso c’è l’Arci Salardi. Non il massimo, tant’è che Gobbetto si battè in prima persona per cambiare: se il tossico avesse avuto una sede dignitosa, diceva, anche la patologia diventava più dignitosa.
E così ottenne dal Comune il terreno al Trincerone su cui poi la Regione edificò la sede che oggi ospita il Ser.D. Era un uomo molto colto, disponibile e empatico con i pazienti, convinto assertore di una rete di assistenza basata sul volontariato e sulle tante comunità disposte a farsi carico di quei giovani. Era anche un politico, militante prima del Pci, poi di Sel e ora di Sinistra italiana. Enzo Cartapati, ex sindaco di Goito, lo ricorda ora come «amico fraterno, compagno leale e infaticabile di tante battaglie».