Addio Ghisini, tutta la vita dedicata ad arte e cultura
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A lungo titolare della bottega di via Cappello, era nato nel 1951 a Redondesco
MANTOVA. Era una bottega raffinata e d'altri tempi quella di Claudio Ghisini, in via Cappello 10/a, dove clienti affezionati e occasionali, insieme ad un accolita cerchia di intellettuali si intrattenevano a parlare con lui di libri e stampe antiche, ma non solo. Qualche anno fa questo luogo fuori dal tempo aveva chiuso i battenti con dispiacere di molti. Ora ci ha lasciato anche il protagonista di quei pomeriggi da salotto letterario tra quattro piccole mura ricche di bellezza per gli occhi e per l'anima.
Claudio Ghisini era nato a Redondesco nel 1951, aveva frequentato il liceo classico Virgilio e, grazie a insegnanti illuminati, in primis Chiara Perina, si era appassionato di arte. È per seguire la sua grande passione che aveva lasciato Medicina, per dedicarsi, in quella “bottega”, al commercio e alle attività culturali. Lo aveva fatto dapprima affiancando il suo amico e mentore Gianluigi Arcari e poi da solo, dal 1992. Un contributo importante arrivava all'offerta culturale della città da Ghisini e dalle sue mostre. Un bel successo fin dalla prima, “ L’almanacco dei 12 sports” del 1898 di William Nicholson, allestita nel 1996, cui seguirono, tra le molte altre, “I dodici Cesari e le dodici imperatrici” di Aegidius Sadeler (1568-1628) con catalogo a cura di Guido Rebecchini, nel 1999, “Erottica”, di Leo Contini con testo di Alberto Milano, nel 2001, e “Strombolane”, fotografie di Stromboli, un luogo del cuore per Ghisini, scattate dall'amica Laura Marcolini nel 2004. Competenza e ed eleganza erano le caratteristiche di un gallerista colto, con la citazione sempre azzeccata, che spaziava dall'arte alla letteratura e alla musica. —
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