Marghera, i lavoratori di Versalis: a Mantova servono fatti e garanzie per il futuro
«Ci hanno detto che dobbiamo aver fiducia nell’azienda, ma a noi non basta. Non ci siamo fidati quando volevano venderci al fondo Sk Capital e non ci fidiamo neppure adesso: quello di lunedì non sarà uno sciopero per Marghera ma per noi, per il nostro futuro, per Mantova». Ore 9, sala mensa di via Taliercio: i primi a prendere la parola davanti alla folla di colleghi del comparto chimico e dei servizi in appalto riuniti in assemblea, sono Fabio Artoni e Francesco Carnazza, dell’esecutivo Rsu Filctem Cgil e Uiltec Uil di Eni Versalis. E subito tocchi con mano quanto reale e concreta sia qui la preoccupazione per il futuro di incertezza che l’imminente dismissione dell’impianto cracking di Porto Marghera si trascina dietro tanto per i 1.150 dipendenti del petrolchimico mantovano quanto per gli oltre 350 addetti delle venti ditte che si occupano di ristorazione, pulizie, logistica, manutenzioni metalmeccaniche ed edili. Per chi è stato lasciato senza risposte a quelle domande cruciali che campeggiano sul volantino distribuito due ore prima ai cancelli: «Quale futuro per il petrolchimico di Mantova? Dopo la chiusura del cracking di Marghera quale il piano industriale di sviluppo per Versalis e per Mantova?».
Insomma «per Mantova la situazione non è leggera – scandiscono Artoni e Carnazza – noi dal cracking di Marghera riceviamo delle materie che non arriveranno più tramite produzione, ma via nave e sappiamo che ciò potrebbe creare delle difficoltà al nostro stabilimento, alla produzione e anche alla sicurezza. Dobbiamo far sentire la nostra voce perché vogliamo continuare a lavorare, vogliamo certezze e garanzie». Perché, come spiega il segretario generale della Filctem Cgil Michele Orezzi «non è un problema solo di Porto Marghera e dei lavoratori di Venezia», perché qui «c’è il più grande stabilimento chimico della più grande azienda chimica italiana» e qui come a Venezia, Ravenna e Ferrara «le politiche industriali di Eni si intrecciano con quello che vuol fare il governo rispetto a alla chimica come asset strategico del Paese».
E «va fatto ogni percorso per evitare che venga smantellato un pezzo di industria fondamentale – dichiara il segretario generale della Uiltec Uil Giovanni Pelizzoni – per scongiurare che le produzioni vengano pian piano spostate da altre parti spegnendo così la fiammella della chimica in Italia, delocalizzando e impoverendo interi territori con l’alibi degli obiettivi di transizione 2030-2050».
Perché se il piano industriale 2019 di Versalis prevedeva 200 milioni di euro di investimenti per la manutenzione del cracking di Marghera «con questa chiusura è stato tradito – aggiunge Orezzi – e vogliamo un nuovo piano da cui si capisca dove va la transizione: se come ci è stato detto sarà una trasformazione radicale, ebbene allora ci sarà bisogno di radicali investimenti». Serve un piano «credibile, che ci dia risposte serie sul futuro, con investimenti veri e non operazioni di maquillage – ribadisce Pelizzoni – perché se il rischio non è a breve lo è in prospettiva». Garanzie per il futuro di un quadrilatero, quello padano, che rappresenta la più grande area produttiva del Paese «e lo stop al cracking può determinare conseguenze molto negative per migliaia di lavoratori con ripercussioni preoccupanti per l’occupazione e per il futuro industriale della nostra città e della nostra provincia» sottolinea il segretario generale della Cgil Daniele Soffiati che insieme al segretario della Uil Paolo Soncini ha deciso che quello di lunedì sarà a tutti gli effetti uno sciopero generale che oltre ai lavoratori del comparto chimico coinvolgerà anche quelli rappresentati da Filcams, Uiltucs, Fiom, Uilm, Fillea e Filt. D’altronde, come ci spiegano in assemblea i segretari di Fiom, Marco Massari, Filcams Huber Artoli, Uiltucs, Daniele Grieco, e Filt, Enzo Garaboldi, «non è difficile immaginare le conseguenze anche per tutti gli altri lavoratori che quotidianamente garantiscono il regolare funzionamento del sito».
Per tutto questo «non ci fermeremo – annunciano Orezzi e Pelizzoni – finché le parole non diventeranno fatti, garanzie per i lavoratori e veri investimenti». Coinvolgendo in questa battaglia le amministrazioni comunali e la politica «a cui chiediamo a gran voce di partecipare». E se il sindaco Mattia Palazzi ha contattato i sindacati garantendo la sua presenza al presidio di lunedì, la consigliera regionale della Lega Alessandra Cappellari fa sapere di aver «chiesto audizioni delle parti in commissione attività produttive di Regione».