I vigilantes di nuovo in piazza a Mantova: «Salari da fame, adesso basta»

MANTOVA. Con salari «lontani dal poter essere considerati dignitosi» si ritrovano a «subire turni e orari improponibili» pur di aumentare di un po’ la busta paga: da sette anni in attesa del rinnovo del contratto collettivo, oggi gli addetti della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza sono «lavoratori che pur lavorando sono poveri». La denuncia è dei segretari mantovani di Filcams Cgil, Huber Artioli e Davide Gabbrielli, Fiscascat Cisl, Gildo Comerci, e Uiltucs Uil, Daniele Grieco che lunedì 29 agosto hanno proclamato una giornata di sciopero con presidio dalle 9 in piazza Martiri di Belfiore.

«Non è più tempo di rimandare se si vuole tutelare la dignità del lavoro e difendere il potere d’acquisto dei cittadini oggi messo a dura prova anche dall’inflazione che sta colpendo tutti ma soprattutto i lavoratori» affermano i sindacalisti nel portare ancora una volta alla ribalta «la situazione drammatica dei lavoratori della vigilanza, che nella sola Lombardia sono ben più di 20.000 compresi quelli della provincia di Mantova»: da ben sette anni «senza un aumento salariale, con stipendi insufficienti» hanno a che fare con «la costante violazione delle norme di legge e dei contratti anche in tema di salute e sicurezza e alla cronica carenza di tutele adeguate rispetto all’evoluzione del settore».

E «a peggiorare una condizione già gravata da salari lontani dal poter essere considerati dignitosi« ci sono le condizioni lavorative alle quali sono sottoposti molti addetti «costretti a subire turni e orari improponibili», con «flessibilità e reperibilità costante» e «datori di lavoro che non di rado comunicano cambiamenti di turno con un anticipo di poche ore, spesso il giorno stesso e a turno già iniziato». Problemi che vanno letti, spiegano ancora le segreterie di Filcams, Fisascat e Uiltucs, «nel contesto già fortemente difficile di un’attività basata su contratti di appalto pubblici e privati, in cui la mancata definizione di norme adeguate per la tutela della professionalità e dell’occupazione espone migliaia di persone alla mera logica del massimo ribasso».

Non solo. I sindacati di categoria puntano il dito anche contro «il colpevole silenzio delle istituzioni che non esercitano la funzione di controllo e intervento loro assegnata dalle norme vigenti, comportamento ancor più inaccettabile se riferito a lavoratori e lavoratrici che quotidianamente garantiscono la sicurezza privata e pubblica, come ampiamente dimostrato dal lodevole impegno messo in atto durante l’intera fase emergenziale sanitaria, spesso facendosi carico di compiti impropri in nome dell’interesse generale». Insomma «è ora di agire: le persone non sono numeri e come tali hanno bisogno di risposte». Ed è questo il messaggio che lunedì torneranno a lanciare con il secondo sciopero nel giro di pochi mesi e che porteranno al prefetto Gerlando Iorio in vista del tavolo con la controparte previsto per il 5 settembre.