Contro la crisi idrica ricerca e progetti: «La carenza d’acqua emergenza cronica»
MANTOVA. Alle Canarie si è arrivati a catturare la nebbia per frenare la deforestazione. In Giappone, un gruppo di ricercatori ha scoperto un ormone anti siccità che imprigiona l’acqua nelle piante. Genio e creatività per trovare soluzioni contro la mancanza patologica d'acqua, che miete danni e fa paura in tutto il mondo. Se per quest’anno, nella nostra provincia, si può parlare di scampato pericolo (pur con qualche calo delle rese), le preoccupazioni per gli anni a venire non mancano.
I consorzi di bonifica, del resto, l’hanno detto a più riprese: occorre smettere di trattare la mancanza d’acqua come un’emergenza passeggera. Servono, invece, progetti concreti e a lungo termine. Cosa ne pensano le organizzazioni agricole?
I consorzi di bonifica
Il giudizio sull’operato dei consorzi è positivo sia per Coldiretti sia per Confagricoltura. «Hanno fatto un lavoro eccellente – dice il presidente di Confagricoltura, Alberto Cortesi – i consorzi, però, lavorano su infrastrutture molto datate, che hanno bisogno di investimenti importanti. La Regione prenda in seria considerazione questo problema, perché non si parla soltanto di irrigazione: si tratta anche di sicurezza del territorio». Coldiretti invita, poi, i consorzi a compiere un passo avanti in tema di gestione unitaria di alcuni uffici, «così da assicurare una pianificazione uniforme e la possibilità di ridurre i costi».
Le riserve
Per Coldiretti, le future crisi idriche potrebbero essere risolte, in parte, grazie agli stoccaggi: «Il tema del governo delle acque impone interventi di natura infrastrutturale per migliorare l’efficienza delle reti da un lato e una migliore disponibilità idrica garantita dalla realizzazione di nuovi bacini di stoccaggio – spiega il presidente, Paolo Carra – un incremento delle riserve d'acqua permetterebbe di assicurare disponibilità all’agricoltura e alla produzione industriale e idroelettrica, oltre naturalmente all’uso umano».
Agricoltura 4.0
Gli agricoltori più attenti stanno modificando il loro modo di coltivare la terra. «I miei colleghi – prosegue Cortesi – sono consapevoli dei cambiamenti delle temperature e della maggiore distribuzione del caldo, che ora persiste fino all’autunno. Per questo adattano il loro modo di fare agricoltura». Per esempio? «Evitano lavorazioni che disperdano troppa umidità e prediligono la minima lavorazione, oppure scelgono tecniche di irrigazione più efficienti, che consentano di usare meno acqua e meno gasolio». D’accordo sulla necessità di migliorare la gestione agronomica i contoterzisti di Confai. Il presidente Marco Speziali sollecita «l’adozione di strumenti di smart irrigation e tecniche di agricoltura di precisione in grado di garantire azioni rigenerative del suolo e dei sistemi colturali».
La ricerca
Tutti d’accordo sulla necessità di maggiore ricerca.
Confagricoltura lo sostiene da sempre, unica tra le associazioni agricole a non bocciare gli Ogm. Ora, con i passi da gigante compiuti grazie all’editing genomico, le sementi modificate non fanno più paura a nessuno, o quasi: la sperimentazione è ferma.
«Si potrebbe cambiare le sementi per ottenere varietà più resistenti alla mancanza d’acqua – spiega Cortesi – il percorso è già tracciato: in Sud America e Stati Uniti si utilizzano sementi modificate con le nuove tecnologie. Serve il coraggio di far partire le prove sperimentali in campo anche in Italia e in Europa».
Sì alla ricerca, e non soltanto sulle varietà, anche da parte di Coldiretti: «Sarebbe opportuno garantire un percorso di crescita in chiave di ricerca e sviluppo – aggiunge Carra – così da migliorare l’efficienza dell’uso dell’acqua durante le fasi di irrigazione e applicare una genomica avanzata a livello di colture in campo, per ridurre in partenza il fabbisogno idrico».