La sentenza è destinata a fare storia e giurisprudenza: per la prima volta la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha legato la tutela dei diritti umani al rispetto degli obblighi sul clima. Nella fattispecie è stata condannata la Svizzera dopo che un’associazione di anziane donne ha fatto causa e vinto in parte il ricorso. La […]
La sentenza è destinata a fare storia e giurisprudenza: per la prima volta la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha legato la tutela dei diritti umani al rispetto degli obblighi sul clima. Nella fattispecie è stata condannata la Svizzera dopo che un’associazione di anziane donne ha fatto causa e vinto in parte il ricorso. La Cedu, escludendo la violazione dell’articolo 2 dalla sentenza, ha condannato lo Stato elvetico per aver violato l’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, ovvero il diritto al rispetto della vita privata e familiare, in quanto non ha preso sufficienti misure per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Sempre la Cedu ha dichiarato invece irricevibile il ricorso sul clima dei giovani portoghesi contro il loro Stato e altri 31 e contemporaneamente è arrivata alla stessa conclusione per il caso di un ex sindaco francese, anche se per ragionidiverse.
I TRE CASI – Il verdetto ‘elvetico’ della Cedu è sul caso ‘Verein KlimaSeniorinnen Schweiz and Others v. Switzerland’, un procedimento avviato a seguito del ricorso presentato dall’associazione elvetica Senior Women for Climate Protection Switzerland (Anziane per il clima Svizzera) e da altri singoli querelanti, supportati da GreenpeaceSvizzera“. “Le ricorrenti – si legge – chiedono alla Corte di obbligare la Svizzera a intervenire a tutela dei loro diritti umani, e di adottare i provvedimenti legislativi e amministrativi necessari per contribuire a scongiurare un aumento della temperatura media globale di oltre 1,5°C, applicando obiettivi concreti di riduzione delle emissioni di gas serra”. Invece il caso ‘Duarte Agostinho and Others v. Portugal and 32 Other States‘ è una causa intentata da un gruppo di giovani portoghesi nei confronti di 32 Stati membri dell’Unione Europea, accusati di non fare abbastanza per ridurre le emissioni. ‘Carême v. France‘, invece, ha per protagonista l’ex sindaco del paese transalpino Grande-Synthe, il quale sostiene che la Francia non ha adottato misure sufficienti per limitare il riscaldamento globale”. Gli avvocati in tutte e tre le cause speravano che la Corte di Strasburgo stabilisse che i governi nazionali avessero il dovere legale di assicurarsi che il riscaldamento globale sia contenuto entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, in linea con gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi. In un caso hanno avuto ragione. E tanto basta per entrare nella storia.
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