Inter, il mercato è insufficiente: occasioni mancate e scelte discutibili
L’ultimo giorno di mercato da thriller
Complice la clamorosa sconfitta interna contro l’Udinese, l’ultimo giorno di mercato dell’Inter si è trasformato in una corsa frenetica. Marotta e Ausilio hanno deciso di puntellare la difesa, forse scossi dalle incertezze mostrate contro i friulani. Ma i colpi messi a segno hanno lasciato più dubbi che certezze. Il prestito di Pavard al Marsiglia e l’arrivo in extremis di Akanji dal Manchester City sono operazioni lampo che danno l’idea di un’estate gestita più per necessità che per una vera visione tecnica.
Pavard via, Akanji dentro: un cambio alla pari?
Privarsi di un difensore di livello internazionale come Pavard per sostituirlo con Akanji somiglia più a una rotazione numerica che a una scelta studiata. Entrambi coprono lo stesso ruolo, entrambi danno garanzie, ma rinunciare al francese resta difficile da comprendere. La rosa avrebbe tratto beneficio dalla presenza di entrambi, soprattutto considerando il rischio infortuni e la necessità di mantenere alta la competitività. Senza dimenticare che il vero anello debole, come dimostrato dall’errore contro l’Udinese, era Bissek, non certo Pavard che contro il Torino aveva dato segnali incoraggianti.
Il dubbio delle motivazioni
Non è chiaro se sia stata la società a spingere Pavard verso l’uscita o se il giocatore avesse espresso la volontà di cambiare aria. Le voci oscillano tra malumori post-Champions e polemiche legate all’ormai famosa partita a padel, ma resta un fatto: la tempistica è stata pessima. Con la Juventus e l’esordio in Champions alle porte, inserire all’ultimo un nuovo centrale rischia di complicare il lavoro di Chivu. L’allenatore rumeno deve già fronteggiare una rosa fragile, ora ulteriormente destabilizzata da scelte di mercato tardive e difficili da assimilare.
Leoni e Lookman: occasioni perse e rimpianti
Oltre al caso Pavard, l’estate nerazzurra lascia dietro di sé una lunga lista di occasioni mancate. Giovanni Leoni, talento inseguito a lungo, è sfumato senza resistenza. Ma il rimpianto più grande resta Ademola Lookman: un giocatore in grado di saltare l’uomo e accendere la manovra offensiva, qualità che l’Inter ha dimostrato di non avere proprio nella sfida con l’Udinese. La sensazione è che la società non abbia voluto – o potuto – investire nel reparto che più necessitava di un innesto capace di cambiare il volto dell’attacco.
Bonny, Pio e Sucic: i pochi spiragli positivi
Tra le note liete spiccano gli arrivi di Bonny e Pio Esposito, che portano freschezza e alternative reali al reparto offensivo, storicamente troppo dipendente dalla coppia Thuram-Lautaro. A loro si aggiunge Sucic, forse l’acquisto più interessante: già titolare in due occasioni, con alti e bassi, ha mostrato lampi di qualità che fanno ben sperare Chivu. Restano invece le incognite Luis Henrique, ancora acerbo e poco convincente in pre-season, e Diouf, centrocampista dinamico, un “box to box” ma non quel profilo fisico che il centrocampo nerazzurro richiedeva.
Una strategia da decifrare
Il bilancio finale recita: Sucic, Luis Henrique, Bonny, Diouf e Akanji. Un mercato che non può che essere giudicato insufficiente. Scelte costose ma poco coerenti con l’obiettivo di rinnovare e ringiovanire la rosa dopo la delusione di Monaco. Si è puntato sulla conservazione, con una certa dose di presunzione, come se l’Inter potesse permettersi di rimandare ancora il salto di qualità. Intanto i risultati non aiutano: Chivu si ritrova con una squadra quasi identica a quella ereditata da Inzaghi, ma chiamata a interpretare un calcio diverso, fatto di pressing alto e verticalizzazioni. Gli interpreti giusti, però, non sono arrivati.