Rapina alla sala slot di Mirano, Giantin condannato a 5 anni
MIRANO. Una vita costellata di rapine, processi, carcere. Nuova condanna a 5 anni di reclusione (e 1400 euro di multa) per Ivan Giantin, oggi cinquantenne, da ragazzo uno dei più giovani e spavaldi malviventi legati alla Mala del Brenta di Felice Maniero.
A farlo tornare nuovamente davanti a un giudice è stata la rapina a mano armata a una sala giochi di Mirano, messa a punto con tre complici nella notte di Santo Stefano del 2018, per arraffare poche centinaia di euro. Un colpo organizzato appena uscito dal carcere, dopo aver scontato 16 anni sempre per rapina e per aver sparato con un fucile mitragliatore contro una pattuglia dei carabinieri, a Ferrara.
Con Giantin, il giudice per le udienze preliminari David Calabria - su richiesta della pm Federica Baccaglini - ha ieri condannato anche i suoi complici: 3 anni di reclusione per Giuseppe Mion, 46 anni, accusato di aver ideato e preparato insieme a Giantin il colpo alla sala giochi; 3 anni e 4 mesi di reclusione (e 2.800 euro di multa) per il 25enne albanese Alban Shera e, infine, 2 anni e 4 mesi di reclusione per il tunisino Kheireddine Charfeddine, l’autista del gruppo.
Tutte condanne arrivate con rito abbreviato e, dunque, con lo sconto di un terzo della pena, in cambio di un processo con gli atti a fascicolo d’accusa, più celere rispetto ad un “tradizionale” processo in aula.
Il fatto risale alla notte tra il 26 e il 27 dicembre del 2018, quando due individui - con il volto travisato - fecero irruzione nella sala slot, in via Galileo Galilei a Mirano, minacciando con una pistola e un piede di porco la dipendente in servizio.
Una rapina brutale, ma da disperati: circa 400 euro arraffati dal registratore di cassa e il furto persino del barattolo delle mance. Neppure cento euro a testa.
I carabinieri di Mirano e la Squadra Mobile diedero un nome e un volto al gruppetto, dopo qualche settimana di indagini, individuando i diversi ruoli ricoperti da ciascuno di loro durante le fasi di preparazione, organizzative ed esecutive della rapina. In particolare - secondo l’accusa - Giantin e Mion, avrebbero ideato il colpo insieme: il primo impegnandosi anche trovare i mezzi e i complici. Proprio Giantin sarebbe poi entrato in azione, insieme a Shera.
Mion avrebbe invece raccolto tutte le informazioni relative agli orari della sala giochi e al personale di servizio, effettuando sopralluoghi nei giorni precedenti e facendo da “palo” ai complici durante l’esecuzione. Il tunisino avrebbe, infine, offerto un contributo minore alla rapina, essendo rimasto fuori dalla sala slot e avendo guidato l’autovettura impiegata per la fuga. —